Su alcune riviste è in corso una campagna pubblicitaria su un integratore a base di NADH, in grado, si dice, di aumentare l'energia dell'organismo ('per una ricarica totale"!). Come agisce questa sostanza e su quali prove si basano le affermazioni della sua efficacia nella sindrome da stanchezza cronica?
A questo quesito si potrebbe rispondere semplicemente: il NADH è l'ennesimo esempio di come, a prescindere da qualsiasi conferma clinica, sfruttando l'idea di un meccanismo biochimico plausibile, si possa dare vita ad iniziative commerciali il cui successo si fonda esclusivamente su campagne promozionali ben orchestrate. Tuttavia, visto l'interesse suscitato da questa sostanza, può essere utile un breve approfondimento a partire dal suo ruolo nell'organismo. Il NADH, noto anche come coenzima 1, è la forma ridotta del NAD (nicotinamide adenin dinucleotide). Il NAD e il NAD fosfato (NADP) costituiscono le forme fisiologicamente attive dell'acido nicotinico, conosciuto anche come niacina o vitamina PP. Sia l'acido nicotinico che la nicotinamide sono largamente presenti in natura: lievito, fegato, pesce, pollame e carni rosse, frutta secca e legumi forniscono la maggior parte della niacina alimentare. Oltre all'apporto dietetico di acido nicotinico e nicotinamide, il fabbisogno dell'organismo viene in parte soddisfatto a partire dal triptofano, un aminoacido precursore della niacina. Importanti fonti alimentari di triptofano sono la carne, il latte e le uova. In genere, l'assorbimento intestinale di acido nicotinico è molto buono. Nell'uomo, la carenza di questa vitamina è responsabile della pellagra (da cui il nome di vitamina PP, preventiva per la pellagra), una malattia che in passato colpiva soprattutto le persone che si nutrivano prevalentemente di mais, ora limitata a condizioni di denutrizione proteico-calorica, alcolismo cronico o carenze multiple. NAD e NADP hanno un ruolo fondamentale nel metabolismo1: si tratta infatti di coenzimi per un'ampia varietà di proteine che catalizzano le reazioni di ossido-riduzione essenziali per i processi respiratori cellulari. I coenzimi, uniti ad appropriate deidrogenasi, funzionano da ossidanti accettori di elettroni e idrogeno dai substrati nelle reazioni di ossidazione (divenendo in questo modo dei composti ridotti come appunto il NADH) e da donatori di elettroni e di idrogeno nelle reazioni di riduzione. Il NADH così prodotto trasferisce i suoi elettroni nella catena di fosforilazione ossidativa mitocondriale, nella quale il NAD viene riossidato, si genera ATP (adenosintrifosfato) e l'ossigeno, acquisendo ioni idrogeno, viene ridotto ad acqua. Il NADH quindi è essenziale per la produzione di ATP, la principale fonte energetica dell'organismo ed è su questo presupposto fisiologico che si fonda il messaggio promozionale dei prodotti a base di NADH: più NADH = più energia. Grazie all'azione antiossidante che combatte i radicali liberi, un apporto supplementare di NADH produrrebbe benefici innumerevoli che spaziano dal rafforzamento del sistema immunitario, al miglioramento delle capacità cognitive, decisionali e mnemoniche, alla protezione dai danni cellulari indotti da agenti tossici (inquinamento, smog, composti chimici, luce ultravioletta). Inoltre, "poiché le alterazioni cellulari sono la causa biologica di un certo numero di malattie come il cancro, l'artrite reumatoide, l'arteriosclerosi", ne deriva che "più NADH abbiamo e più siamo protetti dal rischio che insorgano malattie degenerative". Tuttavia, anche se si afferma che "per determinare i benefici del NADH sono stati condotti studi clinici pubblicati nelle maggiori riviste scientifiche" la documentazione clinica è in realtà praticamente assente. La sindrome da stanchezza cronica è una condizione poco conosciuta e dall'eziologia ignota, che si caratterizza soprattutto per il deficit energetico: non stupisce perciò che si sia pensato al NADH come possibile trattamento per il suo ruolo nella produzione di energia. Oltre alla stanchezza, i pazienti manifestano una sintomatologia similinfluenzale, mialgia, un lieve rialzo febbrile, linfoadenopatia e lievi disfunzioni cognitive (es. difficoltà di concentrazione). Non esistendo parametri di laboratorio indicativi, la diagnosi viene fatta sulla base della sola sintomatologia. I pazienti con sindrome da stanchezza cronica sembrano presentare una deplezione di ATP cellulare: questo costituirebbe il razionale biochimico per l'impiego del NADH, il coenzima indispensabile nella produzione dell'ATP. Uno studio in doppio cieco, cross-over ha valutato l'efficacia del NADH in 26 pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica2. I pazienti sono stati randomizzati al trattamento con NADH 10 mg o al placebo per 4 settimane, seguite da 4 settimane di sospensione e altre 4 settimane di trattamento invertito. Al termine delle 12 settimane, 8 pazienti su 26 (31%) hanno risposto favorevolmente al NADH, mentre 2 su 26 (8%) hanno risposto al placebo. I benefici sono stati valutati in base al punteggio di un questionario di valutazione soggettiva dei sintomi. Alcune lettere che hanno fatto seguito alla pubblicazione dello studio mettono però fortemente in discussione le conclusioni ottimistiche degli autori. Fra le numerose obiezioni avanzate, quella più significativa riguarda l'elaborazione dei risultati, che ha indotto a richiedere agli autori (senza successo!) i dati originali per una valutazione esterna indipendente3. Nonostante i dubbi sulla corretta interpretazione dei dati, e quindi sugli stessi risultati, lo studio, realizzato con il sostegno della ditta produttrice, viene ampiamente utilizzato per una promozione commerciale che va ben oltre la sindrome da stanchezza cronica. Come per i "ricostituenti" di un recente passato, il NADH migliorerebbe la concentrazione, l'attenzione, le prestazioni atletiche; i benefici si estenderebbero alla depressione, alla demenza di Alzheimer e a tutti i possibili ambiti in cui si sostiene siano utili gli antiossidanti (prevenzione dei danni epatici da alcool, protezione delle cellule dall'invecchiamento, ecc.). Che i Birkmayer, autori o coautori degli studi sui possibili impieghi del NADH nella sindrome da stanchezza cronica, nel Parkinson4, nel morbo di Alzheimer5, siano completamente estranei alle vicende commerciali che riguardano questo nuovo antiossidante è difficile da credere: Georg (figlio di Walter), oltre ad essere direttore medico del Birkmayer Institute for Parkinson's Therapy, è il fondatore (proprietario?) della Birkmayer Pharmaceuticals e Birkmayer Laboratories (a Vienna) e, negli Stati Uniti, della Menuco Corporation, la ditta che produce uno degli integratori più noti a base di NADH. Una ulteriore occasione questa per riflettere sull'importanza del conflitto di interessi (anche in ambito medico!).
Bibliografia 1. Goodman & Gilman. Le basi farmacologiche della terapia. 8a ed. pag. 1432-3. 2. Forsyth L, Preuss HG, MacDowell A, Chiazze L, Birkmayer GD, Bellanti JA. Therapeutic effect on the symptoms of patients with chronic fatigue sindrome. Ann Allergy Asthma Immunol 1999; 82:185-191. 3. Colquhoun D, Senn S. Letter to the Editor. Ann Allergy Asthma Immunol 2000; 84: 639-70. 4. Birkmayer W, Birkmayer GJ. Nicotinamideadenindinucleotide (NADH): the new approach in the therapy of Parkinson's disease. Ann Clin Lab Sci 1989; 19: 38-43. 5. Birkmayer GJ. Coenzyme nicotinamide adenin dinucleotide: new therapeutic approach for improving dementia of the Alzheimer type. Ann Clin Lab Sci 1996; 26: 1-9.