flac. os granul. 266 g(940mg/g) 250 cpr 500 mg |
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Il fenilbutirrato di sodio è un farmaco autorizzato con procedura europea "eccezionale" per il trattamento dei disturbi del ciclo dell'urea causati dal deficit di uno degli enzimi epatici ornitina transcarbamilasi (OTC), carbamilfosfato sintetasi (CPS) e acido arginosuccinico sintetasi (AS). I disturbi del ciclo dell'urea sono malattie rare (1 caso su 10.000 nascite) che possono manifestarsi alla nascita (carenza totale) o più tardivamente (carenza parziale).
Alla mancata trasformazione dell'ammonio in urea ad opera di tali enzimi segue un accumulo di ammonio e un aumento della glutamina plasmatica. L'iperammoniemia provoca encefalopatia con sequele neurologiche e ritardo psicomotorio o morte del neonato; nelle fasi successive della vita, può causare letargia, disturbi comportamentali e, meno frequentemente, encefalopatia e morte. Nei casi ad insorgenza tradiva, le funzioni cognitive variano da normali a ritardate, a seconda della gravità e della frequenza degli episodi di iperammoniemia.
Il trattamento di queste malattie si basa su una dieta a restrizione proteica e sulla integrazione con aminoacidi specifici (citrullina nel deficit di CPS, ornitina nel deficit di OTC e arginina nel deficit di AS). Non esistono trattamenti farmacologici di riferimento; nei casi più gravi ad insorgenza neonatale, il trapianto di fegato è l'unica soluzione possibile. Il fenilbutirrato è un precursore metabolico del fenilacetato (il principio attivo non utilizzabile come tale per il sapore sgradevole) che si lega alla glutamina per formare fenilacetilglutamina, un catabolita azotato eliminato con le urine. Il dosaggio giornaliero del farmaco varia da 450 a 600 mg/kg nei bambini che pesano meno di 20 kg e da 9,9 a 13g/m2 nei pazienti di peso superiore, in 3 somministrazioni. I livelli plasmatici di glutamina possono essere utilizzati come guida al trattamento. A tutt'oggi non esistono studi controllati, ragione per cui è difficile valutare il reale effetto terapeutico del farmaco. Tuttavia, le segnalazioni dei casi trattati e uno studio di coorte statunitense indicano inequivocabilmente un aumento della sopravvivenza e una riduzione delle crisi di encefalopatia. In particolare, il trattamento della malattia ad esordio neonatale determina un prolungamento della vita, ma la maggior parte dei bambini sopravvissuti presenta un grave ritardo mentale. Nella malattia a manifestazione tardiva, il fenilbutirrato sembra in grado di preservare normali funzioni cognitive. Gli effetti indesiderati gastrointestinali segnalati (es. diminuzione dell'appetito, nausea, vomito, dolori addominali) sono difficilmente attribuibili al farmaco, considerate le condizioni di base del paziente e le misure dietetiche a cui è sottoposto. Reazioni avverse imputabili al farmaco sono un odore corporeo sgradevole (4%) e disgeusia (2%); inoltre, il 23% delle pazienti in età fertile presenta mestruazioni irregolari o amenorrea. Nei 15 anni di impiego negli USA non sono emersi effetti indesiderati gravi.
Bibliografia
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Data di Redazione 04/2002