Indicazioni approvate: E' indicato per ritardare la nascita prematura imminente in pazienti gravide con: contrazioni uterine regolari della durata minima di 30 secondi ad una frequenza di > o uguale a 4 ogni 30 minuti; dilatazione cervicale da 1 a 3 cm (0-3 per nullipare) e scomparsa del collo uterino > o uguale a 50%; età > o uguale a 18 anni; un'età gestazionale da 24 a 33 settimane complete; una frequenza cardiaca normale del feto.
Atosiban è un antagonista selettivo del recettore dell'ossitocina, proposto per ritardare il parto prematuro nelle pazienti gravide tra la 24a e la 33a settimana di gestazione. La nascita prematura ha una incidenza del 5-10% ed è associata ad un rischio superiore di mortalità e morbilità neonatale (es. sindrome da distress respiratorio, emorragia intraventricolare, disabilità neurologica). Ritardando il parto prematuro imminente si riesce ad adottare tutte le misure più idonee per migliorare gli esiti del parto stesso, prima tra tutte la somministrazione di corticosteroidi (che accelerano la maturazione dei polmoni fetali e riducono la morbilità e mortalità neonatale) e l'eventuale trasferimento della gravida in un centro dotato di un reparto di terapia intensiva neonatale. I tocolitici rilasciano la muscolatura uterina e sono in grado di ritardare il parto di almeno 48 ore, il tempo necessario perché sia osservabile il beneficio massimo dei corticosteroidi. I tocolitici dimostratisi superiori al placebo sono l'indometacina (indicazione non registrata) e, soprattutto, i beta2-stimolanti (es. ritodrina, Miolene) che comportano una elevata incidenza di effetti indesiderati materni (come tachicardia, edema polmonare, alterazioni metaboliche). L'analisi dei risultati di tre studi randomizzati, controllati, realizzati su un totale di 733 pazienti, indica che atosiban ha la stessa efficacia dei beta2-stimolanti nel ritardare il parto di 48 ore e di 7 giorni, ma risulta meglio tollerato, soprattutto per ciò che riguarda gli effetti indesiderati cardiovascolari materni (es. tachicardia, palpitazioni, 8% vs. 81%). In uno studio di confronto con ritodrina, l'uso di atosiban si è associato ad una maggiore morbilità neonatale [sindrome da distress respiratorio (44% vs. 18%), apnea (28% vs. 14%) e pervietà del dotto arterioso (13% vs. 0%)] nelle pazienti con parti multipli; le gravidanze multiple prima della 28a settimana risultavano però più numerose nel gruppo assegnato ad atosiban. Inoltre, in uno studio di confronto con placebo, si è registrata una più alta incidenza di mortalità neonatale. Anche in questo caso, la randomizzazione, non stratificata per età gestazionale, ha comportato uno sbilanciamento nella distribuzione, con un maggior numero di gravide con età gestazionale inferiore alle 28 settimane nel gruppo trattato con atosiban. La differenza di morbilità e mortalità potrebbe essere attribuita alla più bassa età gestazionale dei nati del gruppo assegnato ad atosiban, ma non può essere esclusa una relazione di causalità col farmaco. Queste incognite sulla sicurezza d'uso dell'atosiban prima della 28a settimana di gestazione non consentono di ritenerlo una alternativa a i beta 2-stimolanti. La FDA, giudicando insufficienti le informazioni disponibili sulla sua sicurezza, ha negato l'autorizzazione al commercio del farmaco negli USA.
Bibliografia
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