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Proprietà farmacologiche
Il pirfenidone è un nuovo farmaco registrato tramite procedura centralizzata europea nel trattamento della fibrosi polmonare idiopatica1. Il suo meccanismo d’azione non è chiaro, ma è stato classificato tra gli immunosoppressori con proprietà antifibrotiche e antiinfiammatorie1,2. In Giappone, il farmaco è disponibile dal 2008. Nel 2010, la FDA americana ha negato la richiesta di autorizzazione al commercio, considerando insufficienti le prove di efficacia a suo favore3,4. La biodisponibilità del pirfenidone dopo somministrazione per via orale non è stata determinata. Pur risultando assorbito in misura inferiore, l’RCP raccomanda l’assunzione del farmaco a stomaco pieno per la minore incidenza di eventi avversi (nausea e capogiri)2. Fortemente legato alle proteine plasmatiche, il pirfenidone ha una ridotta distribuzione tessutale2. Metabolizzato a livello epatico dal CYP1A2, viene eliminato sotto forma di metabolita carbossilico inattivo con le urine. L’emivita terminale è di circa 2,4 ore.
Efficacia clinica
La fibrosi polmonare idiopatica è una malattia rara, ad eziologia sconosciuta, caratterizzata da fibrosi progressiva del parenchima polmonare. I pazienti affetti, per lo più maschi di età superiore ai 50 anni, manifestano una dispnea ingravescente e tosse non produttiva con esacerbazioni acute5,6. La progressiva insufficienza respiratoria riduce la sopravvivenza media a 2-5 anni dalla diagnosi5,6. Ad oggi non esistono farmaci in grado di controllare la malattia o rallentarne la progressione. Sono stati fatti vari tentativi con corticosteroidi orali o altri immunosoppressori, ma senza alcun beneficio clinico5,6. Le linee-guida americane raccomandano l’uso di corticosteroidi solo nelle esacerbazioni, ma le evidenze a favore sono deboli5. Il trapianto polmonare è l’unico intervento in grado di migliorare la sopravvivenza: il 40-50% dei trapiantati è ancora vivo dopo 5 anni5,6. L’efficacia del pirfenidone è stata valutata in due studi randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo, PIPF-004 e PIPF-006, realizzati in pazienti con fibrosi polmonare da lieve a moderata1,3. La diagnosi si basava sui segni clinici e radiografici di fibrosi, confermata da biopsia polmonare nei casi incerti. I due studi, dal disegno simile, hanno confrontato il pirfenidone 2.403mg/die con placebo su un totale di 775 pazienti con età media di 67 anni; lo studio PIPF-004 prevedeva anche un gruppo (n=87) trattato con una dose intermedia (1.197mg/die). In entrambi gli studi, il pirfenidone è stato somministrato tre volte al giorno, con un follow up mediano di 73 e 75 settimane. La misura di esito principale consisteva in un criterio surrogato: il cambiamento della percentuale prevista di capacità vitale forzata* (Forced Vital Capacity - FVC) dal valore basale alla settimana 721,3.
Nello studio PIPF-004, al momento del reclutamento la FVC media era pari a circa il 75% del valore previsto. Dopo 72 settimane, la FVC si è ridotta in media del 10% nel gruppo pirfenidone e del 12,4% nel gruppo placebo; il declino della FVC è risultato significativamente più basso nel gruppo pirfenidone, ma la differenza è stata di soli 157ml, clinicamente irrilevante considerando che in un paziente di 60 anni, alto 1 metro e 80, la FVC è di circa 4,5 litri. Nello studio PIPF-006, il declino della percentuale prevista di FVC è stato simile tra i due gruppi: 4,2% con pirfenidone e 5,3% con placebo1,3.
Negli end point secondari (aggravamento della fibrosi polmonare, necessità di trapianto, ospedalizzazione per problemi respiratori), non sono emerse differenze significative tra pirfenidone e placebo3. Nei due studi, il 15% circa dei pazienti di entrambi i gruppi ha avuto un peggioramento della fibrosi (valutata in termini di tempo alla comparsa della prima esacerbazione) e 8 pazienti (4 trattati con pirfenidone e 4 trattati con placebo) sono stati sottoposti a trapianto di polmone3. In una analisi congiunta dei due studi, il tasso di mortalità a 72 settimane non è risultato statisticamente diverso tra i due gruppi: 7,8% con pirfenidone e 9,8% con placebo2,7.
Effetti indesiderati
Nei due studi registrativi, il tasso di sospensioni del trattamento per la comparsa di aventi avversi è stato del 15% nei pazienti trattati con pirfenidone (2.403mg/die) e del 9% in quelli trattati con placebo. Gli effetti indesiderati più frequentemente associati all’utilizzo del pirfenidone sono stati i disturbi gastrointestinali, in particolare nausea (36% vs 17% con placebo), dispepsia (19% vs 7%), vomito (14% vs 4%), anoressia (11% vs 4%) e diminuzione del peso (8% vs 3%)1,7. Altri eventi avversi molto comuni sono stati i rash cutanei (32% vs 12%), le reazioni di fotosensibilità (12% vs 2%) e le vertigini (18% vs 10%)1,7. Per quanto riguarda l’apparato cardiovascolare, aritmie ventricolari o sopraventricolari si sono verificate in 15 pazienti (4,3%) trattati con pirfenidone e in 6 (1,7%) trattati con placebo. L’incidenza di sincope è risultata anch’essa superiore con pirfenidone (0,9% vs 0,3%), così come i casi di coronaropatia grave (1,7% vs 0,6%)1. Pirfenidone si è associato ad un aumento delle transaminasi 3 volte il limite superiore di normalità nel 4,1% dei pazienti vs 0,6% con placebo1. Lo 0,9% dei pazienti del gruppo pirfenidone ha manifestato insufficienza renale acuta vs 0,6% del gruppo placebo1.
Avvertenze
L’RCP raccomanda esami della funzionalità epatica prima dell’inizio del trattamento e successivamente a intervalli mensili per i primi 6 mesi, in seguito ogni 3 mesi. Nel caso di aumento delle transaminasi 3 volte il limite superiore alla norma, l’RCP consiglia di ridurre la dose di pirfenidone o interrompere il trattamento2. Pirefenidone va inoltre usato con cautela nei pazienti con alterazione da lieve a moderata della funzionalità epatica a motivo dell’aumento (60%) della biodisponibilità del farmaco2. Durante il trattamento, il paziente deve evitare o ridurre al minimo l’esposizione alla luce solare diretta usando una crema protettiva2.
Interazioni
Il pirfenidone viene metabolizzato principalmente dal CYP1A2 del citocromo P450 e l’uso concomitante di farmaci forti inibitori dell’isoenzima come la fluvoxamina, alcuni chinoloni e la maggior parte dei macrolidi comporta il rischio di sovradosaggio di pirfenidone1,2. Per contro, la co-somministrazione di potenti induttori del CYP1A2 (es. rifampicina) può portare ad un abbassamento significativo dei livelli di pirfenidone, così come il fumo2.
Costi
Il costo del primo anno di trattamento con pirfenidone al dosaggio di 2.403mg/die è di 29.205 euro.
1. European Medicines Agency (EMA). CHMP. European Public Assessment Report (EPAR) for Esbriet. Procedure No EMEA/H/C/002154. 16 December 2010. www.ema.europa.eu.
2. Esbriet. Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP).
3. U.S. Food and Drug Administration. Center for Drug Evaluation and Research. NDA 22-535 Clinical briefing document”. 9 March 2010:89 pages.
4. Smith A. Orphans are better, if they work. scripintelligence.com. 3 June 2011.
5. King TE et al. Idiopathic pulmonary fibrosis. Lancet 2011; 378:1949-61.
6. Raghu G et al. An official ATS/ERS/JRS/ALAT statement: idiopathic pulmonary fibrosis: evidence-based guidelines for diagnosis and management. Am J Resp Crit Care Med 2011; 183:788-824.
7. Noble PW et al. Pirfenidone in patients idiopathic pulmonary fibrosis (CAPACITY): two randomised trials. Lancet 2011; 377:1760-9.
Data di Redazione 4/2014
Nei due studi disponibili, il pirfenidone non ha rallentato la progressione della malattia né ha migliorato la qualità di vita e la sopravvivenza rispetto al placebo, mostrando solo in uno dei due studi un effetto positivo sul declino della capacità vitale forzata, peraltro di dubbia rilevanza clinica.Per contro, ha causato eventi avversi con elevata frequenza, in particolare disturbi gastrointestinali (80%), reazioni cutanee (32%), vertigini (18%), che hanno costretto più di un paziente su sette a sospendere il trattamento. Un farmaco costoso, dal profilo beneficio/rischio negativo, a cui la FDA americana ha negato la richiesta di autorizzazione al commercio, che non sembra comportare alcun vantaggio sulle misure di trattamento sintomatico (fisioterapia respiratoria, ossigeno in caso di ipossia grave).
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