Non di rado sui mass media compaiono notizie talvolta contraddittorie sulla pericolosità o innocuità di qualche alimento, senza che vi siano studi convincenti in merito. Per quanto riguarda il consumo moderato di caffè (3 tazzine al dì) è stata esclusa la correlazione con un aumento del rischio di tumore (anzi, è emerso un lieve effetto protettivo su cavo orale, fegato e endometrio). Permane un dubbio sul tumore della vescica sia pure con risultati non chiari, per la presenza di fattori confondenti (es: fumo di sigaretta). Nel caffè sono presenti centinaia di sostanze chimiche che variano in rapporto alla torrefazione, al tipo di preparazione (espresso, moka, americano) e alla specie della pianta (arabica o robusta). La caffeina non rappresenta che l'1-2% della polvere di caffè, mentre i composti antiossidanti (tannini, melanoidine, acidi grassi terpenici) sono numerosi e rappresentano una buona fonte di anti-radicali liberi. Una tazzina di moka (circa 7 g di caffè) contiene 80-85 mg di caffeina mentre un espresso "ristretto" circa 50 mg. Occorre però tenere presente le altre possibili fonti di caffeina: ad es. una lattina di Coca Cola ne contiene circa 40 mg, una Diet-Coke quasi 50, una Red Bull circa 80, così come il chinotto. La caffeina è un antagonista competitivo del recettore per l'adenosina di cui blocca l'effetto sedativo. Oltre la 4a tazzina al dì si può ingenerare tolleranza all'effetto stimolante e una conseguente leggera dipendenza per cui, alla sospensione, possono comparire (lievi) sintomi tipo sedazione, sonnolenza, irritabilità, che però scompaiono entro 3-4 giorni oppure con l'assunzione di una mezza tazzina di caffè. Esiste una sensibilità individuale in rapporto al metabolismo della caffeina, per cui alcune categorie di persone non dovrebbero assumere caffè: i bambini, le donne gravide, soprattutto al 3° trimestre di gravidanza (ove l'eliminazione della caffeina richiede tempi fino a 15 volte superiori), i pazienti con insufficienza epatica (cirrosi). Non più di 2 tazzine al dì sono consigliabili nelle donne che assumono estroprogestinici. In questi casi si nota una equivalenza con i (fisiologici) lenti metabolizzatori (tutti sanno che molte persone non riescono a bere caffè dopo una certa ora del pomeriggio pena la comparsa di insonnia). L'interazione farmacologica più rilevante è con efedrina e pseudo-efedrina (presenti in integratori alimentari a scopo dimagrante, smart drinks...) con rischio di tachicardia, ipertensione, aritmie. Invece un consumo moderato di caffè in soggetti ipertesi o con tachicardia sinusale non pare avere effetti negativi.
Data di Redazione 04/2012
Le Note commentate sono elaborate da un gruppo interdisciplinare* all'interno del quale trovano larga rappresentanza medici di medicina generale e pediatri. Non si tratta di un aggiornamento dello stato delle conoscenze né il punto di vista della medicina generale su un argomento clinico-assistenziale d'attualità o dibattuto nella letteratura scientifica. L'originalità di queste Note risiede nel modo con cui un gruppo di MMG percepisce e affronta i problemi aperti che emergono dall'incrocio critico tra i dati di mercato, la promozione delle ditte produttrici e i risultati degli studi. Le motivazioni che di volta in volta sottendono la scelta del tema provengono da fattori contingenti locali o da iniziative/progetti specifici.
* Busani Corrado, Chiari Corrado, Davoli Daniela, Ferretti Alessandra, Ferretti Tiziano, Gandolfi Alberto, Gigliobianco Andrea, Marconi Bettina, Miselli Mauro, Navazio Alessandro, Pellati Morena, Riccò Daniela, Viaroli Mario