E' noto da tempo che nella terapia dell'ipertensione è spesso necessario associare più farmaci per raggiungere i valori pressori ottimali. Le principali classi di farmaci antipertensivi sono: ACE-inibitori/sartani, diuretici, calcio-antagonisti, beta-bloccanti. Le ultime linee guida americane ed europee dicono che nella terapia di primo livello si possa usare indifferentemente l'uno o l'altro farmaco (delle varie classi), tenendo conto delle controindicazioni di ogni farmaco e del paziente su cui utilizzarlo. Quando la terapia di primo livello non è sufficiente a ridurre la pressione ai valori desiderati, o lo è per un periodo di tempo limitato, occorre aggiungere un secondo farmaco. L'associazione che viene più frequentemente utilizzata nella pratica medica è quella tra un ACE-inibitore/sartano e un diuretico, in particolare idroclorotiazide (HCT), tant'è che ormai da molti anni sono in commercio preparazioni precostituite contenenti un ACE-inibitore/sartano e un diuretico (HCT). In questi ultimi tempi sono state messe in commercio preparazioni precostituite anche di ACE-inibitori/sartani e calcio-antagonisti.
Le associazioni precostituite hanno un reale vantaggio rispetto alla somministrazione dei singoli farmaci?
Un vantaggio, evidente, esiste e riguarda l'aderenza al trattamento: è indubbio che i pazienti preferiscano assumere un farmaco una sola volta al giorno anziché due e questo può tradursi in meno errori o dimenticanze e in una maggiore compliance. Le associazioni presentano tuttavia numerosi svantaggi:
- somministrando le formulazioni precostituite è molto più difficile titolare la terapia sia all'inizio che nel corso del tempo quando servono degli aggiustamenti;
- i singoli farmaci spesso sono in commercio a dosaggi differenti, mentre, nelle formulazioni precostituite, nella maggior parte dei casi vi è solo un dosaggio dei due farmaci contenuti;
- il presunto vantaggio del minor costo delle associazioni non è sempre rispettato.
Tutto ciò porta a considerare che, ove è possibile, sarebbe sempre meglio utilizzare i singoli farmaci, riservando le associazioni ai pazienti che sulla base di una valutazione medica non offrano sufficienti garanzie nell'assunzione regolare di 2 compresse al giorno; in questi casi è preferibile la singola somministrazione. Tenuto conto che gli svantaggi delle associazioni superano i benefici, è lecito chiedersi se la crescente disponibilità di associazioni risponda alle esigenze del clinico e del paziente o, piuttosto, a motivazioni di ordine commerciale, cioè immettere sul mercato farmaci che, pur essendo a brevetto scaduto, non possono essere sostituiti con equivalenti.
Data di Redazione 04/2012
Le Note commentate sono elaborate da un gruppo interdisciplinare* all'interno del quale trovano larga rappresentanza medici di medicina generale e pediatri. Non si tratta di un aggiornamento dello stato delle conoscenze né il punto di vista della medicina generale su un argomento clinico-assistenziale d'attualità o dibattuto nella letteratura scientifica. L'originalità di queste Note risiede nel modo con cui un gruppo di MMG percepisce e affronta i problemi aperti che emergono dall'incrocio critico tra i dati di mercato, la promozione delle ditte produttrici e i risultati degli studi. Le motivazioni che di volta in volta sottendono la scelta del tema provengono da fattori contingenti locali o da iniziative/progetti specifici.
* Busani Corrado, Chiari Corrado, Davoli Daniela, Ferretti Alessandra, Ferretti Tiziano, Gandolfi Alberto, Gigliobianco Andrea, Marconi Bettina, Miselli Mauro, Navazio Alessandro, Pellati Morena, Riccò Daniela, Viaroli Mario