Poche novità, tanti interrogativi, proposte operative
Gianni Tognoni
Quadro di riferimento
È facile constatare che la psichiatria, ed i suoi farmaci, sono da molto tempo assenti (od ospiti occasionali, né particolarmente stimolanti …) dalle pagine di questo giornale. La decisione di dedicare un dossier al tema era stata presa da tempo, e la metodologia da adottare (vista l’oggettiva e facilmente documentabile assenza di nuove molecole importanti e/o di nuove evidenze prodotte con trial “pivotal” su strategie terapeutiche) si è via via configurata non tanto nella ricerca/revisione sistematica di metanalisi e/o delle riviste di psicofarmacologia e di psichiatria, quanto come la proposta di una riflessione molto concreta sul se e sul quanto un’assenza di innovazione farmacoterapeutica è “vissuta” nella realtà assistenziale e nella letteratura che in modo più qualificato la segue. Le fonti primarie di informazione per questo percorso considerate in questo senso sono state varie, e sono riconoscibili nella sequenza di contributi che sono confluiti nel dossier (come componenti di uno scenario, che interessa, nel suo insieme, più che come somma di elementi separati od autosufficienti).
a) I dati molto concreti, amministrativi, disponibili per la realtà assistenziale che circonda l’istituzione che produce IsF sono stati adottati come la finestra più informativa, non filtrata, né “corretta” (per le sue variabili/imperfezioni/determinanti mediche e non) sulla presenza delle terapie riconducibili alla psichiatria nella vita di una popolazione e di una ASL. I farmaci sono assunti come indicatori: molto parziali, grezzi, ma che sono sempre di fatto una delle più oggettive interfacce con pazienti e società.
b) Una revisione della letteratura internazionale (senza pretese di completezza quantitativa, ma “rappresentativa” dal punto di vista qualitativo), ha portato ad una sintetica proposta di lettura integrata di dati di salute pubblica, di pianificazione, di ricerca (includendo anche gli psicofarmaci), così come sono stati presenti nella letteratura internazionale degli ultimi anni. Con l’ipotesi di trovare possibili, benché improbabili risposte alla domanda: ma c’è qualcosa di nuovo, o aperto al futuro, per i bisogni, i diritti, l’autonomia di vita di queste popolazioni che (dicono le cronache “laiche”, sociali, della vita) sono in aumento, stanno male, sono un carico sociale, ed economico? Od è il tempo, anche per loro, di quella progressiva rinuncia di speranza che la letteratura (e l’industria) sembra aver assunto per quella situazione di non-autonomia che “sostituisce”, o si aggiunge alla psichiatria vera e propria nell’età anziana, che è la demenza?1,2 .
c) A questo percorso generale si è ritenuto opportuno aggiungere:
- un rimando alla situazione delle problematiche “psichiatriche” dell’età evolutiva;
- il rimando, molto sintetico ma da considerare come lettura obbligatoria, ad una storia di farmacosorveglianza di un farmaco adottato anche come il valproato: originale, rilevante per contenuti di salute pubblica e di proposte di cittadinanza.
d) Non poteva mancare, per un dovere di verifica di non dispersione informativa provocata dalla combinazione di tanti punti di vista, una conclusione propositiva, che cerca di ritrovare e chiamare per nome e per responsabilità (nelle tante realtà concrete che stanno dietro l’indicatore di “consumo” da cui si parte), i diversi attori che si muovono intorno e dentro la psichiatria, ed i contesti estremamente variabili della sua assistenza .
Con una antica illusione, mai stanca di riproporsi come ipotesi minimale di rispetto per pazienti, cittadini, istituzioni coinvolte: là dove la ricerca-pratica farmacologica è troppo parca di verità rilevanti, è imprescindibile un supplemento di attenzione e ricerca da parte degli attori umani, medici e non, che incrociano e sono responsabili di problemi-pazienti che non possono essere lasciati all’empirismo rassegnato. Post-scriptum non marginale: le parole della psichiatria – disability, stigma, coercive treatments, dependence, Post Traumatic Stress Disorders, marginality, poverty …– sono in comune con tante altre popolazioni: più o meno anch’esse “orfane” di novità farmacologiche, ed in attesa di risposte coincidenti con persone e reti sociali3-6.
Bibliografia 1. Honig L.S. et al. Trial of Solanezumab for Mild Dementia Due to Alzheimer’s Disease. NEJM 2018; 378: 321-330. 2. Watt G. Prospects for dementia research. Lancet 2018; 391:416. 3. Saraceno B. et al. Global mental health: achievements, concerns and (unanswered) questions. Epidemiol Psychiatr Sci 2016; 25: 493-4. 4. Scior K. et al. Consigned to the margins: a call for global action to challenge intellectual disability stigma. Lancet, May 2016, Vol 4, pp. e294-5. 5. Institutional and coercive mental health treatment in Europe. Lancet 2018; 391: 282. 6. Hoge CW et al. A Window Into the Evolution of Trauma-Focused Psychotherapies for Posttraumatic Stress Disorder. JAMA 2018; 319(4): 343-345.