1. Quadro di riferimento
Un momento di attenzione per provare a spiegare che cosa sta dietro ad un titolo che di fatto riassume e propone un programma:
1. questo contributo apre (in questo senso è Parte I) una rubrica che ha come obiettivo:
- informare su problemi-popolazioni molto concrete ed epidemiologicamente rilevanti;
- formare a riconoscerle-leggerle-adottarle-seguirle attraverso dati che cercano di integrare l’attenzione alle popolazioni con quella alla [possibile] [inevitabile] specificità delle persone.
2. Si propone dunque un percorso, che vorrebbe essere un dialogo, che è insieme di formazione ad una epidemiologia assistenziale, che è componente oggi imprescindibile per una pratica responsabile della presa in carico diagnostico-preventiva-terapeutica, soprattutto dei pazienti cronici/complessi.
3. La popolazione da cui parte questo cammino è quella degli “anziani” ( ≥75 anni), che è stata scelta come terreno di un incontro tra MMG e specialistica, che è molto affermato/auspicato, ma epidemiologicamente invisibile sia nella programmazione che nella valutazione.
2. Struttura di questa parte I
L’obiettivo generale che si vuole raggiungere in questa prima tappa si articola in 5 passaggi che si vorrebbero complementari:
a. dare una prima idea-visibilità complessiva della variabilità delle popolazioni nel loro habitat sanitario (regione ‣ distretto), dove si svolge la loro storia assistenziale (dall’ospedale alla prescrizione (Figure 1 e 2);
b. acquisire l’esistenza ed il potenziale informativo-assistenziale-epidemiologico di due indici di gravità-gravosità clinica [e quindi anche economico-gestionale] (Tabelle 1 e 2);
c. esemplificare la resa informativa (e suggerire le implicazioni assistenziali) di descrivere le tante popolazioni (e la loro storia) che stanno dietro la definizione apparentemente omogenea di “anziani” (Tabella 3);
d. proporre un dizionario minimo di termini che orienti in questo percorso, che vorrebbe anche essere un mini-corso di linguaggio;
e. ricordare - e la sintesi ed il ponte per la Pare II, che ci aspetta al prossimo numero - che le “persone” reali - così comuni e così fragili - sono luogo-tempo-volto dove si misurano la pertinenza e la rilevanza di tutti i termini tecnici e metodologici che sono [tuttavia] necessari per fare dei medici non dei prescrittori - predittori a buon mercato (vedi Editoriale pag. 2), ma dei competenti in dialogo permanente con il diritto di ognuna/o alla variabilità/specificità dei bisogni e delle domande di cura.
a. Per una coscienza della “variabilità” che si esprime fin dagli indicatori più grezzi, nei territori più contigui, all’interno di popolazioni e di contesti assistenziali che si assumono come denominatori-contenitori “omogenei”.
b. E’ possibile – se si ha una progettualità in testa – adottare indicatori che normalmente si utilizzano per “ricerche” ± valutative ma che possano-debbono essere tenuti presenti ed usati anche nell’assistenza, che è il vero (e challenging!) contesto dove il dato “conoscitivo” deve coincidere con quello applicativo. Le definizioni generali di questi indicatori (ICC e DDCI) sono ritrovabili al punto d.
Charlson Comorbility Index |
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Punteggio |
Patologia |
Codice ICD-9 |
1 |
Infarto del miocardio Insufficienza cardiaca congestizia Vasculopatia periferica Vasculopatia cerebrale Demenza Malattia polmonare cronica Connettiviti Malattia ulcerosa Malattia epatica lieve |
410,411 398,402,428 440-447 430-433,435 290,291,294 491-493 710,714,725 531-534 571,573 |
2 |
Emiplegia Malattia renale moderata o severa Diabete Tutti i tumori Leucemia Linfoma |
342,434,436,437 403,404,580-586 250 140-195 204-208 200,202,203 |
3 |
070,570,572 |
|
6 |
Tumori solidi metastatici AIDS |
196-199 042 |
Drugs Derived Complexity Index | |
Punteggio | Farmaco/Pattern prescrittivo |
-1 | Statine |
0 | Ipertensione Arteriosa FANS |
1 | Antiaritmici Antiaggreganti Anticoagulanti iniettabili Antidepressivi |
2 | BPCO Scompenso cardiaco Diabete Immunosoppressori Anticoagulanti orali Antipsicotici |
3 | Antineoplastici Antiparkinsoniani Antidemenza |
6 | Oppioidi |
Gli oppioidi appaiono essere il migliore predittore del rischio di decesso in relazione al loro frequente utilizzo in pazienti terminali. L’esposizione cronica a farmaci della sfera psico-neurologica risulta assumere un peso rilevante nella definizione del profilo di rischio; tale importanza può essere solo in parte spiegabile con problematiche cliniche di tali pazienti, ma va certamente messa in relazione anche con una maggiore fragilità socio-assistenziale di tali soggetti di cui il farmaco finisce per esserne l’estrinsecazione della presa in carico/percezione del Medico di Medicina Generale. Il presunto potere protettivo delle statine non necessariamente è legato ad una un reale effetto del farmaco nell’aumentare l’aspettativa di vita, ma può essere messa in relazione alla individuazione di una coorte di pazienti più attenti al proprio stato di salute e pertanto più complianti nella terapia preventiva.
c. Le tante popolazioni da “riconoscere” all’interno della popolazione “anziana”, ed i loro indicatori di gravità/gravosità.
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ETÀ 65-74
|
ETÀ 75-84
|
ETÀ ≥85
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TOT.
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PAZIENTI NON RICOVERATI
|
316165 (82.88%)
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193318 (79.07%)
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69277 (84.06%)
|
578760 (81.70%)
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ICC 0
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29245 (7.67%)
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17621 (7.21%)
|
3839 (4.66%)
|
50705 (7.16%)
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ICC 1-2
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22568 (5.92%)
|
19762 (8.08%)
|
5457 (6.62%)
|
47787 (6.75%)
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ICC 3-4
|
9359 (2.45%)
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9813 (4.01%)
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2859 (3.47%)
|
22031 (3.11%)
|
ICC≥5
|
4141 (1.09%)
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3990 (1.63%)
|
977 (1.19%)
|
9108 (1.29%)
|
TOT
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381478 (53.85%)
|
244504 (34.52%)
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82409 (11.63%)
|
708391
|
Sono state analizzate le SDO prodotte dal 1/1 al 31/12 di un anno indice, riuscendo ad individuare 129.631 (18.3% della popolazione) soggetti che presentavano almeno un ricovero nel periodo esaminato. In tale coorte è stata calcolato lo score dell’Indice di Comorbilità di Charlson attraverso l’analisi delle diagnosi primarie e secondarie secondo la codifica ICD-9, inducendo una stratificazione della popolazione al baseline in 4 classi. La coorte di 578.760 (81.7%) assistiti che non presentavano alcun ricovero durante il periodo esaminato è stata considerata come classe a se stante non potendone analizzare il profilo di rischio. I pazienti complessi/gravosi al 01/01 erano 9108 (1.29% della popolazione totale), assommando in media a 2-3 assistiti per ognuno dei 3362 medici di medicina generale. La coorte di pazienti fragili però è in continuo aumento in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione e del cronicizzarsi della storia naturale delle patologie, infatti i pazienti che presentavano uno score del ICC pari o superiore a 5 raggiungevano già il numero di 19251 alla fine del periodo di osservazione considerato.
Figura 3: Curve di sopravvivenza della popolazione tra 65 e 74 anni stratificata per classi di Indice di Comorbilità di Charlson.
Figura 5: Curve di sopravvivenza della popolazione con 85 o più anni stratificata per classi di Indice di Comorbilità di Charlson.
Come si può osservare dalle curve di Kaplan-Meier, l’Indice di Comorbilità di Charlson risulta efficace nello stratificare il profilo di rischio anche nella classe di pazienti più anziana. Appare interessante inoltre notare che i pazienti con ICC pari a 0 e i pazienti non ricoverati presentano curve di sopravvivenza pressoché sovrapponibili nelle classe di età 65-74 e 75-84 anni, mentre il non essere ricorsi alla ospedalizzazione risulta essere significativamente associata ad un incremento della sopravvivenza tra gli ultra 85enni.
Punteggio DDCI | 65-74 anni | 75-84 anni | ≥85 anni | TOT. |
≤0 | 248863 (65.24%) | 135283 (55.33%) | 34023 (41.29%) | 418169 (59.03%) |
1 | 32762 (8.59%) | 38683 (15.82%) | 15567 (18.89%) | 87012 (12.28%) |
2 | 54318 (13.24%) | 33348 (13.64%) | 15045 (18.26%) | 102711 (14.50%) |
3 | 21131 (5.54%) | 18872 (7.72%) | 9898 (12.01%) | 49901 (7.04%) |
4 | 12209 (3.20%) | 10224 (4.18%) | 5097 (6.19%) | 27530 (3.89%) |
≥5 | 12195 (3.20%) | 8094 (3.31%) | 2779 (3.37%) | 23068 (3.26%) |
TOT. | 381478 | 244504 | 82409 | 708391 |
Per caratterizzare il profilo di salute della popolazione anziana che, non presentando un ricovero ospedaliero nel corso dell’anno indice, non era stato possibile stratificare attraverso l’Indice di Comorbilità di Charlson (578˙760 soggetti), è stato applicato l’Indice di Complessità derivato dall’esposizione cronica a farmaci (DDCI) all’intera popolazione anziana residente (N° 708.391). Infatti il modello universalistico di assistenza del SSN italiano garantisce parità e gratuità di accesso ai farmaci, consentendo di caratterizzare il profilo di rischio dell’intera popolazione attraverso l’utilizzo del farmaco come tracciante/espressione di un bisogno di assistenza. In quest’ottica, al di là del concetto di compliance ed aderenza terapeutica, l’intenzione al trattamento farmacologico da parte del Medico di Medicina Generale è l’espressione della presa in carico non solo di una patologia organica, ma anche di una carenza/disagio socio-assistenziale (come nel caso degli antidepressivi o degli antipsicotici, largamente utilizzati nella popolazione anziana anche al di là delle indicazioni della buona pratica clinica).
Il DDCI presenta una capacità di stratificazione paragonabile a quella dell’Indice di Charlson e parimenti efficace anche nella classe di età più avanzata. Inoltre la capacità predittiva nel lungo termine appare superiore rispetto a quella dell’ICC e, soprattutto negli ultra 85enni, appare estremamente efficace nell’individuare la popolazione a basso rischio.
d. Per un mini-dizionario. (vedi box a destra)
e. “Il caso” è sempre il punto di partenza, di arrivo, e la misura della qualità, e dell’incertezza (vedi box a destra)
3. Anteprima della Parte II come conclusione-apertura.
Per coloro che non si sono [troppo] scoraggiati in questi esercizi di riconoscimento-apprendimento di uno sguardo articolato sulla inevitabile-gestibile complessita’ dell’eta’ anziana, ecco l’indice dei contenuti:
1. Per un uso personalizzato — gestionale e assistenziale — degli indicatori nella pratica di medicina generale.
2. Come usare gli end-point dei trial in una logica di “efficacia trasferibile” e/o di rischio evitabile per sviluppare una continuità- collaborazione tra MMG e specialisti.
3. Il DDCI come guida ad una gestione intelligente-leggera-vigilante delle terapie — o delle persone? — complesse.
Data di Redazione 04/2013
DATABASE AMMINISTRATIVO: elenco in formato elettronico di dati anagrafici/ sanitari/ economici e di spesa prodotti/disponibili alle istituzioni socio-sanitarie (Regione, ASL,..) e riferibili alla intera popolazione assistibile in carico.
SCHEDE DI DIMISSIONE OSPEDALIERA (SDO): descrive-riassume ogni ricovero ospedaliero, con dati anagrafici, data di ammissione e dimissione, elenco delle patologie e delle procedure eseguite (riportate secondo la codifica ICD9-CM) con i relativi costi generati, data dell’eventuale decesso intra-ospedaliero.
PRESCRIZIONI FARMACEUTICHE TERRITORIALI (PFT): banca dati comprendente l’elenco delle ricette farmaceutiche in regime di rimborso prodotte nelle diverse ASL dai pazienti attraverso l’accesso ai Medici di Medicina Generale in convenzione. In esse sono contenuti dati anagrafici, data di emissione, tipologia, numero e costo delle confezioni dei farmaci erogati, Medico di Medicina Generale che ha prodotto la prescrizione farmaceutica.
ANAGRAFE ASSISTITI (AA): elenco degli individui che beneficiano dell’assistenza sanitaria, contenente dati anagrafici, stato in vita, comune di residenza, assegnazione al Medico di Medicina Generale.
RECORD LINKAGE: insieme delle procedure di anonimizzazione ed integrazione dei database amministrativi attraverso la generazione/assegnazione nei diversi archivi di un unico codice per ogni paziente. Questa metodica permette di attribuire le prestazioni usufruite ai singoli pazienti contenuti nell’anagrafe assistiti definendone l’accesso ai servizi sanitari e i costi generati.
Le “qualificazioni” che: definiscono? Nascondono? Chiedono attenzione? Ricerca?
COMPLESSITÀ: condizione caratterizzata dalla esistenza di un intreccio di problematiche assistenziali e cliniche legate alla presenza di polimorbilità/politerapia che rendono difficile la gestione e la compliance di persone, la cui presa in carico richiede di sovente un approccio multidisciplinare. Le criticità legate ad appropriatezza delle cure e dell’ accesso ai servizi sanitari di tali soggetti rivestono un ruolo predominante nella programmazione sanitaria.
FRAGILITÀ: contesto in cui molteplici fattori socio-anagrafici e clinici predispongono ad uno stato di maggiore vulnerabilità ad eventi acuti stressogeni in grado di provocare la perdita di autonomia/autosufficienza del soggetto. La perdita/assenza di un’ adeguata rete di sostegno socio-assistenziale, i disturbi comportamentali e la complessità rivestono un ruolo prominente nella definizione della fragilità.
GRAVOSITÀ: rappresenta l’espressione della difficoltà nella presa in carico, sia in termini economici che assistenziali, rappresentando l’estrinsecazione/correlazione, con la mortalità, delle problematiche di complessità e fragilità delle popolazioni a rischio. La gravosità spesso rappresenta il risultato delle carenze di una sufficiente rete socio-assistenziale, residuando in un accesso improprio ai servizi sanitari e ponendo pressione alla sostenibilità dei sistemi sanitari.
INDICATORE: strumento sintetico in grado di stimare, attraverso l’attribuzione di un punteggio, il grado di complessità di ogni soggetto.
Misure canoniche-quantitativa che richiedono letture-utilizzazioni flessibili-qualitative.
END-POINT: variabile di esito in relazione alla quale stratificare il rischio di una popolazione e pertanto indispensabile alla attribuzione dei punteggi dell’indicatore. L’end-point più robusto nella stratificazione del rischio clinico è la mortalità, mentre end-point secondari quali ospedalizzazione e stima dei costi sanitari misurano la gravosità dei carichi assistenziali individuali.
STUDIO LONGITUDINALE POPULATION-BASED: modello di analisi basato sull’ utilizzo intensivo di serie storiche complete ed integrabili di database amministrativi che permette di individuare nell’ambito di una popolazione (di Asl, regione, assistiti di MMG). coorti di pazienti, di cui si caratterizza il profilo di rischio clinico-anagrafico ad una determinata data indice per poi descriverne la storia attraverso l’analisi di end-point documentati verificatisi nel periodo successivo.
PATOLOGIE CRONICHE: insieme delle patologie più caratteristiche di età diversamente “geriatriche” di cui si mira a contenere il progressivo deterioramento con strategie preventive-terapeutiche spesso complesse.
ESPOSIZIONE CRONICA: prescrizione non saltuaria di farmaci da parte dei Medici di Medicina Generale che testimonia l’intenzione a iniziare un trattamento in relazione alle condizioni cliniche dei propri assistiti. Per i farmaci utilizzati per malattie somatiche i pazienti sono stati considerati cronicamente esposti se nelle prescrizioni farmaceutiche territoriali era presente la prescrizione di almeno 3 confezioni di una data classe nell’arco di 12 mesi, mentre per farmaci utilizzati nelle malattie psico-neurologiche è stata considerata come cronica la prescrizione di 1 singola confezione, ciò in relazione alla frequente bassa compliance terapeutica dei pazienti affetti da tali patologie.
PATTERN PRESCRITTIVO: modello di schema terapeutico indicativo di una sottostante patologia. I pattern prescrittivi indicativi per diabete, scompenso cardiaco, BPCO e ipertensione arteriosa adoperati sono già stati largamente validati/utilizzati in letteratura.
INDICE DI COMORBILITA’ DI CHARLSON: strumento estensivamente utilizzato nello stratificare la popolazione in relazione al profilo di rischio clinico e la cui applicazione utilizzando la codifica ICD9-CM alle diagnosi contenute nelle SDO divenuta ormai di uso corrente nella letteratura e nelle pratiche valutative.
DRUG DERIVED COMPLEXITY INDEX (DDCI): indice di rischio clinico sviluppato attraverso l’analisi critica/clinica dell’esposizione a farmaci indicativi di patologie croniche nella popolazione anziana. L’analisi su end-point documentati ha permesso l’attribuzione dei pesi ai diversi farmaci/pattern prescrittivi, permettendo di stratificare l’intera popolazione in età geriatrica (coorte ospedalizzata e non) in relazione al grado di complessità/fragilità.
PIÙ ANZIANI, PIÙ MALATTIE E… MOLTI PIÙ FARMACI. DOVE STIAMO ANDANDO?
UN CASO ESEMPLARE: LA TERAPIA DOMICILIARE DELLA SIGNORA ANNA DI 96 ANNI.
Al mattino:
• una capsula (cps) di lansoprazolo come protettore della mucosa gastrica
• mezza compressa (cpr) di levodopa per il tremore
• una cpr per le vertigini (betaistina), talvolta anche due quando più intense
• mezza cpr di diuretico (amiloride+idroclotiazide) a giorni alterni per ridurre il gonfiore alle caviglie
Dopo colazione:
• nuovamente mezza cpr di levodopa
• una cpr di risedronato una volta la settimana, il giovedì, per l’osteoporosi
A mezzogiorno:
• uno o due cucchiai di lattulosio per una stipsi ostinata
• una cpr di integratore (vitamine e nutrienti) per rinforzare la retina e la funzione visiva
Dopo pranzo:
• un flaconcino di l-carnitina per la cardiopatia senile e la debolezza muscolare
• una cpr di acido acetilsalicilico da 100 mg per migliorare la circolazione
• una cpr da 50 o 100 mg di diclofenac al giorno (per cicli di 7-15 giorni) quando i dolori osteoarticolari sono più forti
La sera:
• una cpr di gabapentin da 300 mg ancora per i dolori osteoartrosici ma, a detta della figlia, utile anche come sedativo
• 15 gocce di delorazepam per facilitare il sonno
• 5 o più gocce di clorpromazina, di nascosto dalla paziente in un po’ di succo di frutta perché le gocce sono amare, per la comparsa, da qualche mese, di episodi confusionali con allucinazioni e deliri soprattutto notturni
Complessivamente la signora Anna assume, giornalmente, 14 diversi principi attivi, la maggior parte dei quali sottodosati “per-timore-che-possano-fare-male”. Molto difficile, e per fortuna non è questo il nostro intento, esprimere un parere sulla efficacia o sicurezza di tale politerapia la cui gestione mette a dura prova la figlia e la ‘badante’ della signora Anna.
Il ‘caso’ presentato, tanto paradossale da sembrare inverosimile, è invece del tutto reale e rappresenta, come ben documentato dal crescente interesse di tutte le maggiori riviste, una quota significativa della popolazione anziana sempre più anziana.
Il citatissimo lavoro di Cynthia M. Boyd (JAMA 2005;294:716-724) già avvertiva che sulla base delle più accreditate linee guida “for a hypothetical 79-year-old woman with chronic obstructive pulmonary disease, type 2 diabetes, osteoporosis, hypertension, and osteoarthritis… would be prescribed 12 medications (costing her $406 per month) and a complicated nonpharmacological regimen”.
L’osservanza delle sempre più numerose Linee Guida se, da un lato, presenta il potenziale vantaggio di migliorare qualità ed appropriatezza nella cura di singole patologie, dall’altro mostra tutti i propri limiti quanto si pretenda di applicarlo in condizioni di multimorbidità. Le conseguenze sono del tutto evidenti e ben documentate dal crescente ricorso alla prescrizione di politerapie, a valutazioni e consulenze multispecialistiche, al rischio di una progressiva frammentazione del percorso di cura. Il ‘caso’ della sig.ra Anna, esemplare modello di pratica quotidiana, ri-propone temi ampiamente noti ma ancora troppo disattesi. Cosa succede quando l’attenzione si sposta dalla singola patologia e/o dal farmaco alla persona-paziente? E quando singole osservazioni, ben conosciute nel routinario lavoro di assistenza, si cumulano fino a configurare coorti di pazienti-popolazioni? L’attenzione al problema ‘politerapia’ inizia a crescere, ed è interessante notare, nella sempre più abbondante letteratura sull’argomento, l’enfasi, tutta medica e/o economico-gestionale, su maggiori rischi di eventi avversi, mancata efficacia, appropriatezza, ospedalizzazioni evitabili, incremento della spesa.
La marginalità delle popolazioni reali si fa visibile quanto siamo in grado di guardarla e descriverla. Il ‘caso’ della sig.ra Anna diventa ‘evento sentinella’ tanto rilavante da suggerire e richiedere una attenzione specifica e competente alle persone-popolazioni. Il tentativo è illustrato negli scenari precedenti dove tutta la popolazione anziana di una intera regione, scomposta per fasce di età viene descritta (amministrativamente) nel suo precorso longitudinale di sopravvivenza e stratificata, non per malattia o per utilizzazione di farmaci, ma per il ‘peso’ che più malattie e/o farmaci possono assumere se qualificati come indicatori. Il peso della combinazione di più malattie (rappresentato dall’Indice di Comorbilità di Charlson) e di più farmaci (rappresentato dall’Indice derivato dall’esposizione a farmaci) rispetto al decesso, è una delle variabili (probabilmente la più accessibile) che possono descrivere fasce di popolazione con crescente rischio di morte, differenziando e individuando quote sempre più piccole di fragilità/complessità, gravità/gravosità.