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Belimumab è un anticorpo umano registrato con procedura centralizzata europea per il trattamento aggiuntivo del lupus eritematoso sistemico (LES)1. Con la stessa indicazione, il farmaco è in commercio negli USA dal 20112. Si tratta del primo farmaco biologico approvato per il LES e in assoluto il primo farmaco approvato dopo oltre 50 anni per il trattamento della malattia. Belimumab è un anticorpo monoclonale IgG1-lambda specifico per la proteina solubile umana che stimola i linfociti B (BLyS, B-Lymphocyte Stimulator). Bloccando il legame tra BLyS e i suoi recettori sulle cellule B inibisce la sopravvivenza delle cellule B stesse3. Nei pazienti con LES i livelli plasmatici di BLyS sono elevati e si correlano con l’attività della malattia4. Dopo somministrazione per infusione endovenosa lenta, le concentrazioni sieriche massime si osservano al termine dell’infusione o subito dopo. La via metabolica attesa di belimumab, come proteina, è la degradazione a piccoli peptidi e singoli aminoacidi per mezzo di enzimi proteolitici ampiamente distribuiti. L’emivita terminale è di 19,4 giorni3.
Efficacia clinica
Il LES è una malattia infiammatoria cronica del tessuto connettivo di gravità variabile e ad andamento relapsing-remitting, caratterizzata da eruzioni cutanee, artralgie, poliartrite, leucopenia, anemia, lesioni viscerali, manifestazioni neurologiche, linfadenopatia, febbre e altri sintomi generali. L’interessamento renale può avere un decorso benigno e asintomatico o progressivo e fatale. Tipicamente, la malattia si associa ad anormalità immunologiche: il test per gli anticorpi anti-nucleari (ANA) risulta positivo in più del 98% dei pazienti; la presenza di anticorpi anti-dsDNA ad alto titolo è altamente specifica per il LES. I livelli del complemento sierico sono spesso ridotti nella fase attiva della malattia. Il 90% dei casi di LES si verifica nelle donne giovani che spesso richiedono un trattamento della durata di anni.La terapia standard è rappresentata da antimalarici (es. idrossiclorochina), corticosteroidi e immunosoppressori (azatioprina, metotrexato, micofenolato). Nei casi refrattari, l’ultima opzione terapeutica è il rituximab che dispone di dati di efficacia nel LES5-6, ma non ha l’indicazione registrata. L’efficacia di belimumab è stata valutata in due studi randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo, il BLISS-767 e il BLISS-528, realizzati su 1.684 pazienti con una diagnosi clinica di LES secondo i criteri di classificazione dell’American College of Rheumatology. I pazienti presentavano una malattia in fase attiva definita come punteggio SELENA-SLEDAI (SELENA= Safety of Estrogens in Systemic Lupus Erythematosus National Assessment; SLEDAI=Systemic Lupus Erithematosus Disease Activity Index) ≥6 e positività al test anticorpo anti-nucleare (ANA) e anti-dsDNA. I pazienti erano in terapia standard, stabile da almeno 30 giorni, che consisteva in corticosterodi (76%7 e 96%8), immunosoppressori (56%7 e 42% 8) e antimalarici (63%7 e 67% 8 ). I due studi avevano un disegno simile, ad eccezione della durata, di 76 settimane uno 7 , 52 l’altro 8. Sono stati esclusi i pazienti con nefrite lupica grave in fase attiva e quelli con malattia grave attiva con interessamento del sistema nervoso centrale. Al basale, il 52% dei pazienti presentava un alto grado di attività della malattia (punteggio SELENA-SLEDAI >10), il 59% presentava un interessamento del sistema muco-cutaneo, il 60% di quello muscolo-scheletrico, il 16% ematologico, l’11% renale e il 9% vascolare. I pazienti sono stati randomizzati a belimumab (1 mg/kg o 10 mg/kg) per via endovenosa o a placebo alle settimane 0, 2 e 4, e successivamente ogni 4 settimane. In entrambi gli studi, l’end point primario era rappresentato dallo SLE Responder Index (SRI) a 52 settimane, una misura composita di attività della malattia, che definiva come risposta il soddisfacimento di tre criteri validati: riduzione di almeno 4 punti nello score SELENA-SLEDAI, nessun nuovo punteggio nel sistema A del British Isles Lupus Assessment Group index (BILAG) o due nuovi punteggi BILAG B, nessun peggioramento (aumento >0,30 punti) nel punteggio del Physician’s Global Assessment (PGA). Nello studio BLISS-76 (n=819), condotto nel Nord America e in Europa Occidentale, le risposte SRI a 52 settimane sono state 43% con belimumab 10 mg/kg (la dose registrata) e 34% con placebo 1 , 7 . Non tutti gli end point secondari sono stati raggiunti. La risposta SRI a 76 settimane non è risultata statisticamente differente tra belimumab e placebo (38% vs 32%) così come il miglioramento della qualità di vita a 24 settimane. Tra i pazienti che al basale assumevano più di 7,5 mg al giorno di prednisone (o equivalente) è stato possibile ridurre la dose media di almeno un quarto dalla settimana 40 sino alla 52 nel 19% nel gruppo belimumab e nel 12% nel gruppo placebo. Lo studio BLISS-52 (n=865), realizzato in Sud America, Europa Orientale, Asia e Australia, ha prodotto risultati più positivi (SRI 58% vs 44%)1,8 , ma meno generalizzabili ad una popolazione occidentale. L’analisi post hoc per sottogruppi ha indicato che il beneficio maggiore con belimumab 10 mg/kg si osserva nei pazienti con più elevata attività della malattia, con un punteggio SELENA-SLEDAI ≥ 10 e bassi livelli di complemento al basale 1,3.
Effetti indesiderati
Gli effetti indesiderati segnalati più frequentemente (>10%) con belimumab nel corso degli studi clinici sono stati nausea, vomito, diarrea e infezioni batteriche del tratto respiratorio e urinario (es. bronchiti, faringiti, cistiti), febbre 1,3. Altri eventi avversi comuni sono stati cefalea, artralgia, disturbi psichiatrici [insonnia (7% vs 5% placebo) e depressione (5% vs 4% placebo)], leucopenia (4% vs 2% placebo), reazioni di ipersensibilità e reazioni correlate all’infusione1,3. Come tutti gli immunomodulatori, belimumab può aumentare il rischio di infezioni e di patologie maligne. I pazienti sottoposti di recente a trattamento per infezioni croniche o acute, così come quelli con HIV, epatite B e C, sono stati esclusi dagli studi. L’incidenza complessiva di infezioni è stata del 70% nel gruppo trattato con belimumab 10 mg/kg e nel 67% del gruppo placebo, senza differenza significativa nell'incidenza di eventi gravi. Sono state segnalate infezioni opportunistiche in tre pazienti trattatati con belimumab, due con relazione di causalità certa3. Per la relativa brevità degli studi non sono state rilevate differenza nella incidenza di neoplasie maligne tra i due gruppi in trattamento. Le reazioni da infusione (anafilassi, bradicardia, ipotensione, angioedema, dispnea) si sono manifestate per lo più durante le prime due infusioni e si sono progressivamente ridotte con le successive. E’ stata riportata la comparsa dei sintomi di ipersensibilità acuta varie ore dopo la somministrazione. Reazioni da infusione e ipersensibilità gravi si sono verificate nello 0,9% dei pazienti trattati con belimumab e nello 0,4% dei pazienti trattati con placebo.
Gravidanza
Studi condotti sull’animale, oltre all’attesa riduzione del numero delle cellule B e del tessuto linfatico, non hanno evidenziato effetti dannosi diretti o indiretti relativi a tossicità materna, tossicità sullo sviluppo o teratogenesi 1,3. Mancano studi formali nelle donne in gravidanza. Poiché il rischio non può essere escluso, le donne in età fertile dovrebbero utilizzare un adeguato metodo contraccettivo durante il trattamento col farmaco e nei 4 mesi successivi alla sua sospensione3.
Avvertenze
Le prime due infusioni di belimumab devono essere effettuate in un ambiente dove sia disponibile un’assistenza rianimatoria per far fronte ad eventuali reazioni anafilattiche; i pazienti devono rimanere sotto controllo per varie ore (per il rischio di reazioni a inizio ritardato). Può essere presa in considerazione la pre-medicazione con un antistaminico, ma non è dimostrato che sia in grado di ridurre la frequenza o la gravità delle reazioni da infusione e ipersensibilità3. I vaccini vivi non devono essere somministrati nei 30 giorni precedenti o contemporaneamente a belimumab che, per il meccanismo d’azione, potrebbe interferire con la risposta all’immunizzazione. In un sottogruppo di pazienti sottoposti a vaccinazione contro il tetano, l’influenza e il pneumococco, il trattamento con belimumab non ha ridotto il titolo di anticorpi protettivi.
Costo
Il trattamento con belimumab (10 mg/kg ogni 2 settimane per 3 dosi, in seguito ogni 4 settimane), in un paziente dal peso di 75 kg ha un costo di 11.688 € il primo anno e in seguito di 10.029 € all’anno. Rituximab (Mabthera, 1g nei giorni 1 e 15) off-label ha un costo annuo di 5.550 €.
Bibliografia
1. European Medicines Agency (EMA). CHMP European Public Assessment Report. Belimumab (Benlysta). 09/08/2011. Procedure No EMEA/H/C/002015.
2. Belimumab per il lupus eritematoso sistemico. The Medical Letter 2011; anno XL, pag 61-2.
3. Benlysta. Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP).
4. Petri M et al. Association of plasma B lymphocyte simulator levels and disease activity in systemic lupus erythematosus. Arthritis Rheum 2008; 58:2453-9.
5. Merrill JT et al. Efficacy and safety of rituximab in moderately-to-severe active systemic lupus erythematosus: the randomized, double-blind, phase II/III systemic lupus erythematosus evaluation of rituximab trial. Arthritis Rheum 2010; 62:222-33.
6. Fernandez-Nebro A et al. Multicenter longitudinal study of B-lymphocyte depletion in refractory systemic lupus erythematosus: the LESIMAB study. Lupus 2012; 21:1063-76.
7. Furie R et al. A phase III, randomized, placebo-controlled study of belimumab, a monoclonal antibody that inhibits B lymphocyte stimulator, in patients with systemic lupus erythematosus. Arthritis Rheum 2011; 63:3918-30.
8. Navarra SV et al. Efficacy and safety of belimumab in patients with active systemic lupus erythematosus: a randomized, placebo-controlled, phase 3 trial. Lancet 2011; 377:721-31.
Data di Redazione 04/2013
Belimumab è un anticorpo monoclonale registrato nel trattamento dei pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES) che non rispondono alla terapia convenzionale (immunosoppressori, corticosteroidi, antimalarici). Nei due studi registrativi, il farmaco ha prodotto una modesta riduzione dell’attività della malattia e un risparmio di corticosteroidi solo in una piccola percentuale di pazienti. Non è stato studiato in pazienti con nefrite lupica grave in fase attiva o con malattia grave con interessamento del sistema nervoso centrale.