L'80% dei pazienti con demenza nel corso della malattia manifesta disturbi del comportamento o sintomi psichiatrici che causano un peggioramento della qualità di vita e, spesso, il ricovero in strutture residenziali. Nei pazienti con sintomi gravi, dopo aver valutato i fattori di rischio cerebrovascolare, il grado di compromissione delle capacità cognitive e aver identificato i sintomi bersaglio e prese in considerazione altre patologie concomitanti, può essere appropriato utilizzare un antipsicotico.
Sulla base delle attuali conoscenze, gli antipsicotici tipici e atipici sono ugualmente efficaci, ma hanno un diverso profilo di effetti indesiderati.
I potenziali benefici del trattamento possono essere superati dal rischio importante di eventi cerebrovascolari (come l'ictus). L'incidenza degli eventi avversi cerebrovascolari aumenta di oltre 3 volte con risperidone e olanzapina (che andrebbero perciò evitati) e risulta più che raddoppiata con qualunque anti-psicotico atipico. Di conseguenza, è ipotizzabile che si tratti di un effetto di classe. I risultati degli studi osservazionali indicano un incremento simile del rischio cerebrovascolare anche con gli antipsicotici convenzionali.
La terapia deve essere individualizzata, iniziando con un dosaggio basso, modificandolo in base alla risposta clinica. Quando possibile, il care giver deve essere coinvolto nella pianificazione del trattamento. Il paziente deve essere mantenuto sotto controllo, valutando la comparsa di effetti extrapiramidali ed eccessiva sedazione (frequenti con gli anti-psicotici tradizionali), monitorando la pressione arteriosa (il rischio di ipotensione esiste sia con i tipici che gli atipici) e l'ECG (prima del trattamento e annualmente con gli anti-psicotici tradizionali); devono essere, inoltre, controllati la glicemia, il peso e l'adiposità addominale (se si tratta di un antipsicotico atipico). I sintomi spesso raggiungono l'apice ad un certo punto della malattia e poi si riducono.
I dati disponibili indicano che l'antipsicotico può essere sospeso se il paziente non ha manifestato sintomi per 3 mesi, quindi è importante rivedere regolarmente la terapia. Quando si interrompe il trattamento, è consigliabile farlo in modo graduale.