I contributi informativi sulla trasferibilità della incertezza-variabilità delle norme finora disponibili sull’uso della cannabis sono stati affidati (rompendo la logica della documentazione dettagliata che caratterizza le bussole di IsF) a due rappresentanti della realtà medica di Reggio Emilia: si è ritenuto in questo senso di essere più aderenti alla concretezza delle situazioni culturali ed assistenziali nelle quali il capitolo “cannabinoidi” si sta sviluppando.
Per chi volesse avere un accesso più esteso e “tradizionale” alla letteratura, si rimanda alle bibliografie dettagliate che sono disponibili (in termini di trial, riferimenti farmacologici, studi osservazionali, ecc.) in due link molto recenti:
Si è ritenuto peraltro utile fornire anche una breve bibliografia “in tempo reale” (dei mesi scorsi) per mettere in evidenza aspetti importanti, che spesso vengono lasciati impliciti (o appena accennati, come nei due articoli dei medici di Reggio che, giustamente, erano orientati ad altro):
a) il punto di vista e la percezione del problema “cannabis medicinale” a livello internazionale da parte di farmacisti1 e di medici2,3: non è difficile riconoscere che la situazione italiana è tutt’altro che isolata, culturalmente e normativamente;
b) una breve, utile, riflessione più generale4, che ri-colloca la gestione di situazioni sintomatiche (il dolore) in una categoria diagnostico-assistenziale non riconducibile ad una definizione (né precisa, né omogenea): trasversalmente, le sintomatologie “non-trattabili”, che accompagnano patologie anche importanti, hanno bisogno di persone competenti che “vanno loro incontro”: che cioè le leggano anzitutto per riconoscerle, come presenti e rilevanti, per contribuire a trovare una soluzione: non con l’atteggiamento attesa-pretesa di “spegnerle” (o, simmetricamente, la delusione di non poterle-saperle spegnere);
c) un pro-memoria operativo5 (anche questo, come il precedente, su riviste altamente qualificate!), per ri-concentrare l’attenzione delle “cure primarie” sulla cronicità del dolore, il cui controllo deve avere come end-point un “funzionamento” di chi ne è portatore, e che cerca, con chi lo cura, vie di uscita-modulazione-strategie di sostenibilità;
d) la documentazione6,7 sulle possibilità (che arrivano alla “probabilità” nel prossimo futuro) che i cannabinoidi, nella eterogeneità dei loro recettori, diretti o indiretti, possano essere specifici per sottogruppi molto mirati di problemi come l’epilessia;
e) il pro-memoria esplicito che il percorso di adozione in “medicina”8 dei cannabinoidi è un cammino complessivo di ricerca, a livello di normatività e nella ricerca di base9,10.
Bibliografia 1. Sami I., et al. The Role of Medicinal Cannabis in Clinical Therapy: Pharmacists’ Perspectives. PLOSE ONE/DOI:10.1371/Journal.pone.0155113 May 12, 2016. 2. Rubin R. Medical Marijuana Is Legal in Most States, but Physicians Have Little Evidence to Guide Them. JAMA 2017;317:1611. 3. Kristiansson M.H., et al. Pain, power and patience - A narrative study of general practitioners’ relations with chronic pain patients. BMC Family Practice 2011;12:31. 4. Encountering pain. Lancet 2017; 389:1177. 5. Schneiderhan J., et al. Primary Care of Patients With Chronic Pain. JAMA 2017;317:2367. 6. Devinsky O., et al. Trial of Cannabidiol for Drug-Resistant Seizures in the Dravet Syndrome. NEJM 2017;376:2011-20. 7. Hawkes N. Cannabis based drug shows promise in children with resistant epilepsy. BMJ 2017;357:2564 doi: 10.1136/bmj.j2564 (Published 2017 May 25). 8. Ozaita A., et al. The cannabis paradox: when age matters. Nature Medicine. 2017;23:661. 9. Miller G. Pot and pain. Hints are emerging that cannabis could be an alternative to opioid painkillers. Science 2016;354:566. 10. Newton-Howes G. Cannabis as medicine. BMJ 2017;357:j2130 doi:10.1136/bmj.j2130 (Publised 2017 May 16).