Per una utilizzazione-promozione responsabile della “rivoluzione immunoterapica”
La Redazione
La struttura di questo mini-dossier di aggiornamento – allo stesso tempo farmacologico-terapeutico, metodologico, istituzionale-culturale – sulle trasferibilità delle indubbie novità conoscitive e strategiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni della ricerca e della pratica in oncologia, mira a rispondere a quattro domande di fondo. Ad ognuna di esse corrisponde un contributo-sezione del dossier, che ha caratteristiche molto diverse, in stretta relazione con i suoi obiettivi complementari:
1) Quali sono i farmaci oggi disponibili in termini di registrazione, in Italia e a livello internazionale? La lunga tabella con cui si apre il dossier ne rappresenta in un certo senso l’executive summary amministrativo-gestionale. Lo schema proposto è stato pensato anche per ospitare – integrare più facilmente le “prossime” novità.
2) Quale è il panorama di ricerca che sta al di là del profilo registrativo già esistente e/o alla porta, per quanto riguarda da una parte (la più importante) e trasversalmente i principali tumori?
La risposta molto dettagliata, da usare come strumento di lavoro, più che testo da scorrere rapidamente – è quella preposta nel secondo contributo, frutto di un rigoroso lavoro collettivo: una vera e propria guida ad un sano realismo in tempi di “rivoluzione”.
3) Il terzo contributo si focalizza sulle indicazioni già riconosciute che si trasformano in una vera “lezione” di metodologia (nella prima parte), e in una articolata proposta sul che fare e da parte di chi in questo settore, che incrocia come nessun altro anche la sfida crescente tra il “peso”, spesso molto precario, in termini di rilevanza, della evidenza clinica, e la “certezza”, pre-definita, a “prescindere”, della sostenibilità economica.
4) Chiude la riflessione, storica e culturale, istituzionale, da parte di un clinico non oncologo protagonista anche della storia di IsF, su quanto emerge dall’analisi delle pratiche registrative (al di là dell’immunoterapia): sottolinea ancor di più la criticità di una informata, ma autonoma, responsabilità medica in interazione con pazienti ed opinione pubblica, come una sfida più complessiva di cultura-progettualità.