Il titolo, un po’ altisonante, è preso in prestito da una rivista certo non qualificabile tra quelle “movimentiste”. L’attribuzione, messa in evidenza nel titolo, rimanda ad una serie di articoli che sono direttamente pertinenti per il dossier che fa da protagonista di questo numero di IsF, con l’articolazione di diversi contributi che fanno il punto su una novità, che è allo stesso tempo molto concretamente già tradotta in farmaci disponibili, e rappresenta una finestra aperta su un paradigma.
L’approccio “immunitario” all’oncologia è senza dubbio una rivoluzione: ”La mobilizzazione del sistema immunitario per uccidere il cancro, inseguita da ormai un secolo, è finalmente in primo piano nella oncologia ufficiale”: inizia così il dossier intitolato, a caratteri cubitali: REVOLUTION.
L’illustrazione di Science (qui riprodotta) esprime bene l’immaginario-in via-di-diventare-realtà del tempo che viviamo: “La nuova generazione di immunoterapie oncologiche include sia l’ingegnerizzazione delle cellule immuni dei pazienti per renderle killer dei loro tumori, sia vaccini neo-antigenici specifici per ogni paziente. L’immagine allude alla speranza di una terapia personalizzata a misura del singolo paziente”. Nel cuore di questo scenario affascinante, la parola chiave è un termine quasi simbolico di una realtà che non è riconducibile alla precisione scientifica: “speranza”.
Le implicazioni concrete di questo mix di concretezza e di immaginario sono subito esplicitate, con altrettanti caratteri cubitali dalla “Special Section” di Science: “Too much of a good thing?”
Una revisione dei trial in corso (più di 1200 con lo stesso target) mette bene in evidenza che ricondurre una rivoluzione alle regole ed ai risultati disincantati della ricerca non è un esercizio né facile né razionalmente controllabile: ed i contributi seguenti identificano, in modo molto duro, i due principali fattori di confondimento: “lo sviluppo dei farmaci sembra obbedire più al modello business che a quello di una mission; visti dall’osservatorio antico di una saggezza medica, i costi – attuali e previsti – minacciano concretamente di fare della rivoluzione ‘una riserva di caccia per ricchi’ e per guadagni, più che una scienza".
Il percorso del dossier di questo numero, focalizzato sulla realtà italiana attuale , ma esteso didatticamente a fornire il panorama di quanto è noto per i singoli tumori propone una lettura metodologica rigorosa dei problemi che si pongono per una “ricerca nella/sulla rivoluzione” per passare ad un’analisi (tra le varie che sono disponibili ormai in letteratura) del ruolo di un attore-chiave in questo campo, le agenzie regolatorie, che appaiono fortemente ambivalenti nella loro scelta tra immaginari rivoluzionari e rigore della ricerca .
Uno sguardo – assolutamente incompleto, ma certamente rappresentativo per l’autorevolezza delle fonti – alla letteratura più recente, permette ulteriormente di mettere in evidenza la necessità di “ricordarsi” che ogni rivoluzione (solo in medicina?) ha bisogno, al di là delle intuizioni geniali e delle grandi linee di futuro, di tempi lunghi e di tanti confronti dialettici per divenire il “bene comune” dei pazienti-popolazioni che veramente hanno bisogno. La ricerca è il contro-canto e la verifica della rivoluzione. I titoli che sono dati a questa esigenza ovvia sono di per sé sufficientemente chiari negli articoli citati in bibliografia, che val la pena di leggere per un’alfabetizzazione responsabile, che, ovviamente, non interessa solo la rivoluzione immunologica, ma le tante che, soprattutto in oncologia, sono in corso1-4.
Senza dimenticarsi che le rivoluzioni che occupano i “quartieri alti” fanno fatica a coinvolgere nei loro benefici promessi le popolazioni reali, esposte lungo gli anni a tante “promesse” in Europa5, in un sistema sanitario come quello inglese6,7, nel mondo globale8.
Si cammina: certo. A passi diseguali. Non frequentemente lineari, né con scadenze definite. Con la progressione auspicabile per ogni rivoluzione di fondo, che è tale se è, a lungo e senza sconti, una ricerca insieme urgente e disincantata.
I problemi sono gli stessi ricordati nella Special Section di Science che ci ha introdotto in questa riflessione. La ricerca più rivoluzionaria è un po’ quella da sempre “in lista di attesa”: quella di fare della medicina una scuola-pratica di diritti universalmente accessibili.
Tre ultime, molto diverse, ma complementari osservazioni.
a) Le due riviste che ci hanno guidato nella riflessione (anche qui, per brevità, rimandiamo ad una lettura attenta dei titoli delle referenze bibliografiche) ritornano sui loro richiami al rapporto tra immaginari, pratiche, etica9,10, sottolineandone la difficoltà, e ricordandone la possibilità quando si traducono in persone concrete che fanno della loro capacità di rivoluzione scientifica uno strumento di responsabilità sociale11.
b) È interessante continuare, sempre in questo numero di IsF il percorso sopraindicato con la “scoperta” di quanto semplice dovrebbe essere vedere nella novità di un termine apparentemente strano (rivoluzionario?) come “sindemico”, una chiave di lettura antica per un ripensamento, di ricerca responsabile per la medicina in genere, più ancora che in quella generale.
c) Nel suo piccolo – sono pochi i farmaci di nuova registrazione non-oncologici – la bussola completa il percorso: da una parte documentando che per una “malattia rara” sembra esserci un rimedio “rivoluzionario” (… non a basso costo), dall’altra che per un problema antico, serio, “sindemico”, come la depressione le “novità” assomigliano più alle “fake news” oggi tanto di moda, al di là delle sofisticazioni delle più moderne network metanalysis12,13.
Bibliografia
1. Letai A. Functional precision cancer medicine – moving beyond pure genomics. Nature Medicine 2017;23:1028-1035. 2. Batlle E, et al. Cancer stem cells revisited. Nature Medicine 2017;23:1124-1134. 3. Hampton T. Gene Editing Provides Clues to Why Cancer Immunotherapy Often Fails. JAMA 2017;318:1641-1642. 4. Kimmelman J, et al. Drug Development at the Portfolio Level Is Important for Policy, Care Decisions and Human Protections. JAMA 2017;318:1003-1004. 5. Courtney D, et al. Availability of evidence of benefits on overall survival and quality of life of cancer drugs approved by European Medicines Agency: retrospective cohort study of drug approvals 2009-13. BMJ 2017;359:j4530 | doi:10.1136/bmj.j4530. 6. Exarchakou A, et al. Impact of national cancer policies on cancer survival trends and socioeconomic inequalities in England, 1996-2013: population based study. BMJ 2018;360:k764 | doi:10.1136/bmj.k764. 7. Sarfati D, et al. Cancer inequalities endure despite NHS reforms. BMJ 2018;360:k989 doi:10.1136/bmj.k989. 8. Allemani C, et al. Global surveillance of trends in cancer survival 2000-14 (CONCORD-3): analysis of individual records for 37513025 patients diagnosed with one of 18 cancers from 322 population-based registries in 71 countries. Lancet 2018;391:1023-75. 9. Shah SK, et al. Bystander risk, social value, and ethics of human research. Science 2018;360:158-159. 10. Pao W et al. Catalyzing the field of precision oncology, one basket at a time. Nature Medicine 2018;24:387-388. 11. Kimble J. John Sulston (1942-2018): A visionary biologist with a deep social conscience. Science 2018;360:157. 12. Tognoni G. Psicofarmacologia-psichiatria. IsF 2017;41(4):12-20. 13. Cipriani A, et al. Comparative efficacy and acceptability of 21 antidepressant drugs for the acute treatment of adults with major depressive disorder: a systematic review and network meta-analysis. Lancet 2018;391:1357–1366.