L'allergia al lattice rappresenta un problema sanitario relativamente "recente": la prima segnalazione risale, infatti, al 1979 ed è stata riportata in seguito al contatto con guanti per uso domestico in gomma naturale. Da allora si è assistito ad un progressivo aumento dei casi di reazioni avverse riconducibili all'esposizione a questo materiale, che è andato di pari passo alla crescente diffusione dei prodotti a base di lattice, non solo in campo medico.
Nella popolazione generale, il problema della sensibilizzazione al lattice ha un'incidenza del 1-2% circa ma esistono alcune categorie di persone per le quali il rischio risulta più elevato. Si tratta di soggetti che, sia per motivi occupazionali (es. operatori sanitari, lavoratori dell'industria della gomma, addetti delle imprese di pulizie) che "medici" (es. pazienti sottoposti a ripetuti interventi chirurgici), sono più esposti al lattice. In campo sanitario, il crescente utilizzo di guanti in gomma naturale a scopo protettivo rappresenta sicuramente il principale responsabile della diffusione dell'allergia al lattice, tanto che, a volte, si parla genericamente di "allergia ai guanti". In base ai dati disponibili, si calcola che, attualmente, il 10-17% degli operatori sanitari sia sensibilizzato, il 3-7% presenti una sintomatologia correlata all'esposizione al lattice e il 2% soffra di asma occupazionale secondaria al contatto con gli allergeni presenti in questo materiale. L'incidenza di sensibilizzazione al lattice aumenta in presenza di condizioni predisponenti: secondo i risultati di alcuni studi condotti su sanitari con allergia al lattice, oltre il 50% presentava una storia di dermatite delle mani o era atopico. Inoltre, sono a maggior rischio i soggetti con allergie alimentari nonché le donne, che risultano più esposte a questo materiale per motivi occupazionali e non.
Nei soggetti sintomatici, la continua esposizione al lattice sembra associarsi ad un aumento del grado di sensibilizzazione con possibilità di manifestazioni cliniche che evolvono verso reazioni più gravi, anche di tipo anafilattico.
Il lattice
Il lattice naturale è un'emulsione lattiginosa che si ottiene per incisione dell'albero della gomma (Hevea brasiliensis). Contiene principalmente acqua (60%) e particelle di gomma (35%), in misura minore proteine, lipidi, fosfolipidi, sali inorganici, zuccheri e resine.
Per i suoi innegabili pregi (elasticità, resistenza, flessibilità, proprietà di barriera) la gomma naturale è utilizzata per la fabbricazione di numerosi prodotti di uso quotidiano, sia "domestico" (Tabella 1) che medico (Tabella 2).
Le sostanze allergizzanti
Nel lattice grezzo sono contenute proteine idrosolubili molte delle quali sono state riconosciute come allergeni.
Nei diversi prodotti finiti ottenuti dal lattice il contenuto in allergeni è fortemente condizionato dal tipo di lavorazione a cui il materiale di partenza è stato sottoposto: ad esempio, nella produzione dei guanti, la vulcanizzazione della gomma è responsabile della concentrazione delle proteine allergizzanti sulla superficie del guanto, mentre i lavaggi ne abbattono significativamente il contenuto (rendendolo, però, meno resistente all'usura). In generale, i prodotti ottenuti mediante immersione di uno stampo nell'emulsione di lattice (es. guanti, profilattici, sonde a palloncino) presentano un maggior contenuto di allergeni rispetto a quelli ottenuti per colatura del lattice in stampi (es. guanciali, materassi) e, di conseguenza, un più alto rischio di sensibilizzazione.
Durante il processo di lavorazione, al lattice vengono aggiunti vari additivi (ad es. conservanti, vulcanizzanti, antiossidanti e sostanze che prevengono la formazione di grumi), allo scopo di conferire al prodotto finito le caratteristiche desiderate. Queste sostanze, pur se non responsabili di reazioni di sensibilizzazione, sono state chiamate in causa nella comparsa di dermatiti da contatto.
Modalità di esposizione
La sensibilizzazione al lattice insorge solitamente in seguito a contatto diretto con il materiale ma può manifestarsi anche per inalazione degli allergeni. L'aggiunta di lubrificanti, come l'amido di mais, durante la produzione dei guanti, allo scopo di aumentarne la "vestibilità", facilita, infatti, l'aerosolizzazione delle proteine sensibilizzanti e ne consente, così, l'inalazione anche da parte di operatori che si trovano nello stesso ambiente in cui altri stanno indossando i guanti.
Negli USA, già a partire dal 30 settembre 1998, la Food and Drug Administration (FDA) ha imposto alle industrie produttrici di riportare in etichetta l'indicazione della potenziale allergenicità dei prodotti contenenti lattice. Secondo standard recenti, fissati dall'American Society for Testing and Materials, sono da preferire i guanti che hanno un contenuto in proteine inferiore a 200 mcg/g (il contenuto in proteine estraibili è riportato sulle confezioni); mentre la normativa europea EN 455-3, che fissa gli standard qualitativi dei guanti e i metodi di controllo relativi, indica un contenuto in proteine allergizzanti inferiore a 50 mcg/g.
Manifestazioni cliniche
L'allergia vera e propria è dovuta ad una sensibilizzazione mediata da anticorpi IgE specifici per le proteine contenute nel lattice. Le manifestazioni cliniche possono essere localizzate alla cute nella sede di contatto (es. mani) o generalizzate come orticaria ed angioedema. Possono essere presenti sintomi respiratori (rinite, asma allergico), sintomi oculari (congiuntivite) e, nei casi più gravi, edema della glottide, shock. Gli additivi utilizzati nel processo di fabbricazione possono causare una dermatite allergica da contatto, dovuta ad una ipersensibilità ritardata (o di tipo IV), che si manifesta con lesioni localizzate di tipo eczematoso (vedi box).
Le forme allergiche da contatto alle mani non sono da confondere con la semplice dermatite irritativa da contatto, che ha un'insorgenza graduale (nell'arco di più giorni) e si manifesta con arrossamento, screpolature, desquamazione della cute, fino alla comparsa di piaghe. Tra le cause vi sono un improprio lavaggio delle mani [l'uso di prodotti aggressivi (es. saponi a base di clorexidina, come la Neoxidina mani) e la rimozione non accurata del detergente provocano disidratazione e perdita di integrità della cute]; la mancata traspirazione della cute con conseguente macerazione e l'esposizione agli agenti chimici presenti nei guanti.
La diagnosi di allergia al lattice comprende un'anamnesi e una visita allergologica accurate per accertare la presenza di segni e sintomi clinici riferibili all'allergia e di eventuali fattori di rischio (es. atopia, allergie crociate, una storia di dermatite da contatto), seguite dall'esecuzione di test specifici con l'obiettivo di ottenere un'attribuzione certa del quadro del paziente.
Cosa fare
Per ridurre al minimo il rischio di sensibilizzazione occorre limitare quanto più possibile il contatto con gli allergeni del lattice.
Nell'ambiente di lavoro Per i sanitari
Secondo le direttive del National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) americano, recepite anche nel nostro paese, tutti gli operatori che svolgono mansioni che non richiedono il contatto con materiali organici potenzialmente infetti (ad es. preparazione/confezionamento di alimenti, pulizie) dovrebbero obbligatoriamente indossare guanti privi di lattice.
Per gli operatori sanitari che hanno, invece, un contatto quotidiano con i pazienti e/o fluidi potenzialmente infetti, il lattice rappresenta tutt'oggi, per le sue caratteristiche di elasticità e plasticità, la barriera protettiva più efficace in assoluto. L'uso di guanti in lattice privi di lubrificante e a basso contenuto di proteine [sono disponibili in commercio guanti in lattice (es. Triflex, Biogel) con un contenuto di proteine < 50 mcg/g] è sufficiente a ridurre significativamente il rischio di sensibilizzazione non solo nell'operatore che li indossa ma anche nei colleghi che si trovano ad operare nelle stesse aree, abbattendo l'inquinamento ambientale da allergeni. Lavare ed asciugare accuratamente le mani, dopo la rimozione dei guanti aiuta a ridurre l'esposizione agli allergeni, mentre l'applicazione di creme per le mani a base grassa, favorendo il deterioramento dei guanti, aumenta l'esposizione alle proteine allergizzanti e va, perciò, evitata. Gli operatori sanitari con allergia comprovata o condizioni predisponenti (ad es. eczema delle mani, storia di atopia) possono ricorrere all'impiego di guanti in materiali alternativi [es. poliisoprene (Biogel Skinsense PI)] che garantiscono caratteristiche d'impiego simili senza risultare sensibilizzanti.
Per i pazienti
All'interno delle strutture di cura e ricovero, la creazione di ambienti e percorsi latex safe, cioè di condizioni che minimizzano il rischio di esposizione alle proteine allergizzanti del lattice permette la gestione dei pazienti con allergia comprovata al lattice e di coloro che, per la presenza di patologie che richiedono numerosi interventi chirurgici, hanno un rischio potenzialmente più elevato rispetto alla popolazione generale di sviluppare tale allergia come conseguenza dei ripetuti contatti del materiale con le mucose e/o gli organi interni. Questi ambienti si caratterizzano per l'adozione di procedure (es. decontaminazione degli ambienti) e attrezzature (es. guanti senza polvere e a basso contenuto di proteine, dispositivi medici fabbricati con polimeri sintetici) che riducono al minimo l'esposizione alle proteine allergizzanti del lattice. I pazienti con comprovata allergia al lattice devono essere opportunamente identificati al momento del ricovero, ad esempio mediante l'apposizione di un braccialetto attestante la loro condizione, e ospitati in aree di degenza dedicate, contenenti esclusivamente presidi latex free.
Anche in caso di interventi chirurgici programmati sarebbe opportuno utilizzare sale operatorie latex free, disponibili in alcune strutture sanitarie. Quando ciò non è possibile, come accade nella maggior parte degli ospedali e degli ambulatori dentistici, si deve tenere conto del fatto che i livelli minimi di concentrazione aerea si registrano il primo giorno della settimana, ovviamente in condizioni di ventilazione e dopo pulizia adeguate, e prima dell'inizio dell'attività operatoria routinaria. Questo rappresenta, perciò, il momento a minor rischio per il soggetto allergico al lattice.
Per quanto riguarda le soluzioni infusionali confezionate in flacone multidose, potrebbe generare qualche perplessità la presenza di una copertura in gomma perforabile. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le coperture dei flaconi sono prodotte in materiale elastomerico e non contengono, quindi, lattice. Ove questo fosse presente (in caso di dubbio telefonare alla ditta), è possibile, a scopo cautelativo, prelevare il farmaco direttamente dal contenitore, evitando di perforare il tappo. Va, comunque, detto che, in base ai dati disponibili, la possibilità che si verifichi una reazione da ipersensibilità riconducibile a questa fonte di esposizione è piuttosto remota.
A casa
Alcune semplici precauzioni permettono di minimizzare il rischio di reazioni da ipersensibilità, anche fuori dall'ambito ospedaliero:
evitare il contatto con qualunque tipo di materiale in lattice
portare con sé una piastrina che permetta di identificare la propria condizione di soggetto allergico al lattice
procurarsi guanti in materiali alternativi da tenere in casa e da portare con sé in viaggio per un'eventuale emergenza. Alcuni tipi di guanti costituiti da polimeri sintetici (es. neoprene, stirene-butadiene) presentano caratteristiche simili, in termini di elasticità, sensibilità tattile e di barriera verso le infezioni, mentre altri (es. quelli in polivinile o politene) possono essere utilizzati in varie mansioni, come le pulizie domestiche. Attenzione: il termine "guanto ipoallergenico", riportato sulle scatole dei guanti, indica un minor contenuto in additivi e NON in proteine allergizzanti!
portare con sé una confezione di adrenalina autoiniettabile (Fastjekt) nel caso l'allergia si sia manifestata con reazioni sistemiche gravi
avvertire i sanitari prima di essere sottoposti ad interventi od indagini diagnostiche
utilizzare profilattici costituiti da polimeri sintetici (es. poliuretano)
In alcuni pazienti con allergia al lattice si può verificare l'insorgenza di sensibilizzazione per alimenti, specialmente di origine vegetale, che contengono proteine simili a quelle del lattice (vedi Tabella 3). In molti casi tale reattività crociata è asintomatica - per cui non sono necessarie restrizioni dietetiche - mentre in altri l'ingestione di tali alimenti comporta sintomi, come prurito ed edema delle mucose del cavo orale (sindrome orale allergica) oppure orticaria/angioedema generalizzato. Se si verificano queste condizioni è necessario evitare gli alimenti responsabili.
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