Non c'è dubbio che l'informazione più rilevante di questo numero è quella sintetizzata nel titolo, e che, esplicitata, può essere così tradotta: questo è l'ultimo numero di Informazioni sui Farmaci. Ricordarne, nel dettaglio, la storia - le tappe, le cose fatte, i cambiamenti, i protagonisti, gli interlocutori,...- rischierebbe di avere il sapore di un necrologio (alla fine noioso,ed inutile). Ci piace riassumere il cammino nei termini di una parabola che continua ad essere viva, non solo come memoria, ma come attualità, e futuro.
L'ipotesi ed il bisogno di una voce indipendente e dialettica rispetto a quelle istituzionali nascevano proprio quando meno poteva sembrare ce ne fosse bisogno, perché si era nel pieno delle grandi riforme 'civili' della realtà italiana, ed alla vigilia della istituzione formale del SSN.
Il gruppo di lavoro che dava origine al progetto IsF era radicato, in diversi ruoli e con competenze rappresentative dei tanti aspetti dell'universo del farmaco, nella non facile quotidianità di una ricerca-sperimentazione di una sanità che fosse espressione di democrazia sostanziale: quella cioè che interpreta la Costituzione come un protocollo di ricerca per un progetto che deve essere sempre in sperimentazione e verifica. All'entusiasmo era necessario associare la lucidità del disincanto.
Mentre si esprimeva a livello internazionale con la lungimiranza provocatoria della politica OMS dei farmaci essenziali (1977; IsF sarebbe divenuto una fonte assolutamente originale di informazione-promozione di questo orizzonte), e si era alla vigilia in Italia della L. 833 (istitutiva del SSN), e della Dichiarazione di Alma Ata (sempre 1978) sulla salute come diritto universale, la medicina si era già trasformata in uno dei 'poteri' più diffusi, ed in crescita, della società, ed il farmaco ne era l'indicatore più diretto e prognostico.
Informare...in Italia e nel mondo. Per non assuefarsi alla 'saggezza' delle enunciazioni e dei principi, era importante esigerne e verificarne la coerenza nei fatti, e la capacità di avere il futuro come criterio di riferimento.
Il cammino che ora si chiude ha documentato, anno dopo anno, che il tempo che si vive e si prospetta è totalmente altro. IsF ha cercato di mantenere lo sguardo disincantato, mai stanco, delle origini. Giudicare se ci si è riusciti o meno, non può essere, per definizione, compito nostro.
Si può persino dire che in un mondo tanto cambiato, sono necessari nuovi inizi, perché una discontinuità concreta può essere espressione di una dialettica non finta: su cui non tanto discutere, quanto da sperimentare nel confronto con realtà nuove, da parte di attori a misura delle nuove sfide, per strumenti, linguaggi, percezione del futuro, età anche anagrafica.
Si è pensato in questo senso di 'salutarsi' con/da coloro con cui si è camminato in modo tranquillo: con un numero come gli altri, che possa semplicemente ricordare, con i suoi fili conduttori, il perché ed il come di una storia nella quale ci siamo identificati.
1. Il primo, necessariamente un po' atipico, di questi fili lo si propone come 'cuore' (nel senso più emotivo e concreto di questo termine ...) dell'editoriale: riquadro-pagina che ha come protagonisti delle persone, per renderle visibili e ringraziarle, pensandole come rappresentanti di tutte quelle che hanno reso possibile, con tutta la loro diversità una storia così lunga, da essere, concretamente e simbolicamente, a cavallo tra secoli e millenni.
2. Il secondo filo conduttore è quello più classico: la bussola che esplicita tuttavia le sue componenti, reciprocamente complementari:
- la 'novità' di molecole-farmaci;
- un promemoria autorevole di quale è la traduzione concreta di un termine come breakthrough, che è diventato così simbolico degli strettissimi ambiguissimi legami tra le tante evidenze e rilevanze (scientifico-cliniche e di mercato) che guidano l'informazione sui farmaci e la sua (in)dipendenza ;
- la cronaca di quanto la letteratura 'importante' ci racconta, da dentro e da fuori del mondo del farmaco, o addirittura della sanità: è una bussola molte volte più importante di qualsiasi 'evidenza di efficacia, costo, sicurezza', perché è un promemoria delle sperimentazioni di vita di cui facciamo parte, con o senza la possibilità di dare/togliere il nostro 'consenso informato' all'uso non solo dei nostri dati, ma delle nostre storie, che siano declinate in termini di malattia o di dignità, al presente o al futuro .
3. Il terzo è un contributo (e siamo particolarmente contenti della presenza del suo autore su questo numero) sui prezzi dei farmaci: è una delle aree più di frontiera: per l’importanza ovvia, ma forse ancor di più perché segna più di ogni altra la frontiera tra ”un tempo antico”, quando il farmaco, come la sanità, apparteneva all'area del diritto alla vita delle persone, ed un tempo-di-oggi-per-sempre (o no?) in cui il diritto è stato trasformato in una variabile dell'economia, e non ha più perciò a che fare con garanzie di persone, ma solo con algoritmi che definiscono la competitività delle merci. Quale potrà essere, e per chi, e quanto capace di indipendenza, e da quali poteri, una bussola di questo tipo?
4. Due presenze internazionali sono particolarmente benvenute per un IsF che si congeda . Toccano due temi centrali per gli incroci tra cultura, tecnologia, politiche istituzionali, ruoli da giocare nella società civile. Non hanno bisogno di commenti. Di fatto propongono, certificando entrambi con la loro autorevolezza, la 'fine' di mondi e strumenti, la necessità assoluta di un tempo di nuove generazioni profondamente indipendenti dal rispetto troppo rigidamente obbediente all'esistente, e così ben radicate nelle rispettive responsabilità professionali ed istituzionali (farmacosorveglianza, informazione) da proporre cammini che si definiscono camminando, misurandosi sulla coerenza con i bisogni e le domande inevase.
5. L'ultimo filo è il dialogo con un medico di base, che ci ha accompagnato negli ultimi tempi alla scoperta degli scenari più caratterizzati da saperi e tecnologie che appartengono a, e promettono, futuri dove si possono combinare le strategie più personalizzate e la delega più fiduciosa delle decisioni alla saggezza artificiale delle macchine.
Questo viaggio nel futuro si affida a due 'dediche' che rimandano ad immaginari rigorosamente non 'scientifici'. Vorrebbe essere il nostro modo di dire "grazie!" a tutte/i, con l'augurio di non dimenticare mai che gli interrogativi sono importanti e dirimenti quanto le risposte. Convinti anche, come la pagina-memoria che fa da 'cuore' a questo saluto redazionale, che non c'è indipendenza più affidabile che quella garantita dal dialogo sempre rinnovato tra persone: che fanno della loro infinita diversità un'occasione di reciproco ascolto: reciproco regalo di guardare al futuro come una ricerca del diritto di essere, tutte/i, soggetti alla pari di una vita con un pizzico in più di dignità.