Indicazioni registrate:Trattamento dei disturbi psicotici acuti e cronici nei quali i sintomi positivi (come delirio, allucinazione, disturbi del pensiero) e/o sintomi negativi (come appiattimento dell'affettività, ritiro emotivo e sociale) sono prevalenti, includendo pazienti caratterizzati da sintomi negativi predominanti.
Proprietà farmacologiche
Da tempo disponibile in Italia nel trattamento della distimia (Deniban), l'amisulpiride viene ora registrata, a dosi più elevate e con un nome commerciale diverso, nel trattamento della schizofrenia.
L'amisulpiride è una benzamide sostituita, appartenente alla cosiddetta categoria degli antipsicotici "atipici". A basse dosi (50-200 mg) blocca i recettori presinaptici D2 e D3 della dopamina inibendo il riassorbimento del mediatore a livello sinaptico e manifestando così una attività pro-dopaminergica, con un effetto disinibente e attivante. A dosi più alte antagonizza i recettori post-sinaptici D2 e D3 del sistema limbico e inibisce la trasmissione dopaminergica centrale, comportandosi come un neurolettico classico1,2. L'amisulpiride ha scarsa affinità per i recettori muscarinici, adrenergici e serotoninergici.
Dopo somministrazione orale, l'amisulpiride raggiunge il picco delle concentrazioni plasmatiche dopo 4 ore; scarsamente metabolizzata, viene eliminata essenzialmente con le urine sotto forma immodificata (70%) e di metaboliti inattivi (10-15%)2. Il 15% circa viene eliminato con le feci2.
Efficacia clinica
Per stabilire l'efficacia dei farmaci impiegati nel trattamento della schizofrenia vengono generalmente utilizzate 4 scale di valutazione. La Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS), che misura i sintomi positivi (es. allucinazioni, deliri), i sintomi negativi (es. apatia, tendenza all'isolamento, attenuazione dell'affettività, impoverimento dell'eloquio) e quelli non specifici (psicopatologici); la Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS) che costituisce a tutti gli effetti una derivazione semplificata della PANSS; la Clinical Global Impression (CGI), una scala Likert semplice a sette punti che fornisce l'opinione del medico sulla gravità e la variazione dei sintomi; e infine la Scale for the Assessment of Negative Symptoms (SANS), che valuta in modo specifico la variazione dei sintomi negativi.
Confronti con placebo
In 4 studi clinici controllati, della durata di 6-24 settimane, che hanno coinvolto 514 pazienti schizofrenici con prevalente sintomatologia negativa, l'amisulpiride a basse dosi (sino a 300 mg/die; dose media 150 mg/die) è risultata più efficace del placebo nel miglioramento dei sintomi negativi (riduzione del punteggio SANS: 31-46% vs. 8-23%)3-6.
Confronti con antipsicotici tradizionali
Una metanalisi di 4 studi randomizzati, controllati, di breve durata (4-6 settimane), su un totale di 683 pazienti schizofrenici, indica che l'amisulpiride è superiore all'aloperidolo (5-40 mg/die; 3 studi) e al flupentixolo (25 mg/die, 1 studio) nel miglioramento dei sintomi7. Le dosi relativamente elevate di amisulpiride impiegate negli studi (sino a 1.200 mg/die, equivalenti a 20 mg/die di aloperidolo) potrebbero aver sbilanciato il risultato a suo favore.
Un'altra metanalisi ha raccolto i dati di 14 studi clinici randomizzati, anche in questo caso per lo più di breve durata (6 settimane; range 3-52 settimane), che hanno confrontato l'amisulpiride con l'aloperidolo (10 studi), la flufenazina (2 studi), il flupentixolo (1 studio) e la perazina (1 studio), in 1.701 pazienti complessivi8. L'amisulpiride, alle dosi di 400-1.200 mg/die, si è dimostrata equivalente agli antipsicotici tradizionali sui sintomi positivi, ma più efficace nel miglioramento dei punteggi relativi alle scale di valutazione BPRS e SANS (sintomi negativi)8.
Confronti con antipsicotici "atipici"
Uno studio randomizzato, in doppio cieco, della durata di 8 settimane, condotto su 228 pazienti schizofrenici, non ha rilevato alcuna differenza tra amisulpiride (800 mg/die) e risperidone (8 mg/die) nei punteggi della scala BPRS9. In un secondo studio, in doppio cieco, 339 pazienti sono stati randomizzati ad amisulpiride (400-1.000 mg/die) o a risperidone (4-10 mg/die) per 6 mesi10. L'amisulpiride si è dimostrata "non inferiore" al risperidone relativamente alla diminuzione del punteggio totale della scala PANSS; entrambi i farmaci hanno prodotto un analogo miglioramento dei sintomi nel punteggio delle scale BPRS e CGI.
Amisulpiride (200-800 mg/die) e olanzapina (5-20 mg/die) hanno mostrato una efficacia simile nel miglioramento dei sintomi psicotici valutati con la scala BPRS (misura di esito principale) in 377 pazienti schizofrenici, durante 6 mesi di trattamento11.
Non esistono dati nel trattamento dei pazienti che non hanno risposto agli altri antipsicotici.
Effetti indesiderati
Nei pazienti trattati con amisulpiride a dosi comprese tra 400 e 1.200 mg al giorno, gli eventi avversi più comuni sono stati gli effetti extrapiramidali dose-correlati, l'insonnia, l'ipercinesia, l'ansia, l'aumento di peso e l'agitazione. Negli studi comparativi di maggiore durata, l'incidenza complessiva degli effetti indesiderati è stata la stessa osservata con gli antipsicotici convenzionali (in particolare l'aloperidolo), con l'eccezione delle reazioni extrapiramidali (più frequenti con l'aloperidolo) e l'aumento di peso (più frequente con l'amisulpiride)13. La migliore tollerabilità neurologica dell'amisulpiride rispetto agli antipsicotici tradizionali viene confermata anche da due metanalisi7,8.
Nei due studi di confronto con risperidone non sono emerse differenze significative nella incidenza degli eventi avversi e nel tasso di drop out, con una maggiore frequenza di ipercinesia, agitazione e insonnia con l'amisulpiride e di reazioni extrapiramidali, aumento di peso e disfunzioni sessuali (da iperprolattinemia) col risperidone9,10.
Amisulpiride e olanzapina, pur con una frequenza simile di effetti indesiderati, hanno evidenziato un diverso profilo di tollerabilità; in particolare, nei pazienti trattati per 6 mesi con olanzapina si è osservata una maggiore incidenza di incremento ponderale (26,2% vs. 15,9%) e di elevazione delle transaminasi (17% vs. 3,7%), mentre l'amisulpiride si è resa più spesso responsabile di amenorrea (6,2% vs. 0%) e di reazioni extrapiramidali (5,8% vs. 0,5%)11.
Negli studi sin qui condotti, bradicardia e ipotensione sono stati occasionali (1% dei pazienti) e senza conseguenze cliniche di rilievo13; l'incidenza di prolungamenti del tratto QT all'esame ECG non è risultata statisticamente significativa tra i 341 pazienti trattati con amisulpiride, i 90 pazienti trattati con risperidone e gli 80 con aloperidolo12.
Interazioni
L'assenza di interazioni con il sistema citocromo P450 e il limitato legame con le proteine plasmatiche indicano una bassa potenzialità di interferenza dell'amisulpiride con altri farmaci13.
Dosaggio raccomandato
Negli episodi acuti, 400-800 mg/die, aumentabili a 1.200 mg. In pazienti con sintomi negativi predominanti, 50-300 mg/die.
Costi
Un trattamento mensile con amisulpiride (400-800 mg/die) ha un costo di 80-160 euro contro i 102,5-205 euro con risperidone (4-8 mg/die; Belivon, Risperdal) e i 158,5-317 euro con olanzapina (10-20 mg/die; Zyprexa). Un analogo trattamento con aloperidolo (20-40 mg/die, es. Serenase) ha un costo di 20-40 euro.
Già disponibile da anni in molti paesi europei per il trattamento della schizofrenia, l'amisulpiride viene commercializzata anche in Italia con questa nuova indicazione. Come gli altri antipsicotici "atipici", l'amisulpiride è efficace quanto l'aloperidolo sui sintomi positivi, ma appare superiore sui sintomi negativi della malattia. Gli studi di confronto indicano una sostanziale equivalenza clinica con risperidone e olanzapina, con una analoga incidenza di effetti indesiderati; l'amisulpiride sembra provocare meno frequentemente aumento di peso, ma si è associata ad un maggior numero di casi di ipercinesia e agitazione rispetto a risperidone e di effetti endocrini (amenorrea) ed extrapiramidali rispetto a olanzapina.
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