La valutazione della qualità della prescrizione in Italia
A. Addis, M. Brunetti, A. Menna, AM. Marata, A. Campomori, N. Magrini a nome del gruppo di lavoro Osservatorio Nazionale sull'impiego dei medicinali (OsMed) Centro per la Valutazione dell'Efficacia dell'Assistenza Sanitaria – CeVEAS Modena
Premessa
La costituzione dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (legge N0448 del 23 dicembre 1998) pressoil Dipartimento per la valutazione dei medicinali e la farmacovigilanza del Ministero della Sanità, ha permesso la centralizzazione di alcuni flussi di dati relativi ai consumi dei farmaci in Italia (Federfarma, IMS), sulla cui base èstato possibile produrre un rapporto nazionale1. Tra i principali obiettivi dell’Osservatorio Nazionale vi è quello di raccogliere, monitorare ed elaborare dati di consumo, di modalità di impiego e di spesa dei medicinali erogati sia dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) sia a carico dell’utilizzatore (www.sanita. interbusiness.itlosmed).
Introduzione
Lo studio dell’uso dei farmaci si è caratterizzato da un lato per un approccio descrittivo che ha avuto l’obiettivo di individuare gli andamenti dei consumi nel tempo ed il grado di appropriatezza prescrittiva e dall’altro quello di effettuare analisi di confronto a livello nazionale ed internazionale2. Le analisi di questo tipo più approfondite sono state sviluppate a livello locale3-5 e a livello regionale con la produzione dirapporti descrittivi di confronti regionali6-7.
E’ chiaro che il maggior fattore limitante perché queste analisi si trasformino in strumenti utili per incidere sull’uso dei farmaci in medicina generale è rappresentato dalla produzione di sintesi capaci di restituire al medico i contesti
(locali, nazionali ed internazionali) della propria realtà prescrittiva. Particolare rispetto ai bisogni di salute da un lato e alle prove di efficacia dall’altro. Ma questo ancora non basta, occorrono livelli di approfondimento (terapeutici, geografici, ecc), tali da riuscire a far leggere le variazioni dei consumi in relazione ai cambiamenti imputabili alle proprie attitudini prescrittive, all’epidemiologia dei bisogni terapeutici o al mercato del farmaco.
In questo lavoro si vuole proporre un percorso di lettura come guida attraverso diversi livelli di analisi degli andamenti dei consumi di farmaci che vanno dai risultati sui consumi nazionali e regionali rispetto a realtà internazionali fino alla variabilità per medico in un singolo distretto.
Materiali e metodi
Il percorso di lettura proposto nel presente lavoro si basa sull’analisi riferita all’uso extra-ospedaliero dei farmaci in Italia durante ilprimo semestre 2000. I dati si riferiscono a due fonti principali:
il primo rapporto nazionale sull’uso dei medicinali in Italia riferito al I semestre 20001
le prescrizioni farmaceutiche provenienti dalla banca dati della AUSL di Modena
Tutti i dati sono stati analizzati utilizzando la classificazione internazionale ATC (Anatomica, Terapeutica, Chimica) raggruppando i farmaci per classi (I livello), gruppi (III livello) e principi attivi (V livello). Nonostante questa classificazione sia essenziale per l’analisi delle prescrizioni secondo gruppi omogenei di farmaci, il sistema — concepito in Norvegia - contiene alcune rigidità che mal si adattano ad una lettura delle prescrizioni pensata per la medicina generale italiana. Per ovviare a ciò, pur mantenendo lo schema centrale della classificazione, in alcuni casi i livelli di analisi (III e IV livello ATC) sono stati accorpati secondo un criterio validato con un gruppo selezionato di MMG.
Risultati e Commenti
La spesa farmaceutica complessiva (pubblica e privata) nel primo semestre del 2000 è stata di 17.633 miliardi di lire. 1110% di questa cifra viene assorbito in ambito ospedaliero, mentre il rimanente 90%, secondo
le diverse forme di rimborsabilità riportate nella Figura 1, viene consumato al di fuori dell’ospedale. La maggior parte di quest’ultima quota (62%) è a carico del SSN. La Figura 2 mostra come negli ultimi anni l’incremento della spesa farmaceutica a carico del SSN sia tornata a crescere con andamenti simili a quelli precedenti alla riforma del sistema di rimborsabilità dei farmaci (1992). I dati relativi all’intero anno 2000, aggiornati rispetto a quelli del I report Nazionale, confermano le previsioni di un aumento della spesa farmaceutica lorda, pari a circa 20.000 miliardi di lire (mediamente 347.000 lire procapite). Nei primi sei mesi del 2000, la spesa lorda pro capite a carico del SSN è stata di 170.198 lire con una forte variabilità regionale (Figura 3): range spesa pro capite pesata: 125.561 Lire Trentino Alto Adige - 219.835 Lire Campania. E’ interessante leggere le distanze dalla media nazionale anche alla luce della correzione ottenuta con la “pesatura” dei dati. Quest’ultima permette il confronto dei risultati provenienti da una regione con una popolazione più vecchia con quelli di una con una popolazione più giovane. In questo senso una volta tenuto conto di questo potenziale bias, alcune regioni con una popolazione anziana particolarmente numerosa (per es., Liguria, Umbria) vedono i dati della propria spesa farmaceutica capovolgersi rispetto alla media nazionale.
Commento: Il SSN copre circa 12/3 della spesa farmaceutica territoriale, tuttavia bisogna tener conto che la spesa attribuibile ai farmaci da banco o senza obbligo di ricetta (OTC, SOP)non dovrebbe essere computata insieme a quella per farmaci di fascia A, B e C in quanto soggetti al libero mercato. Scorporando quindi la quota di spesa generata da questi prodotti risulta che il SSN copre il 71% della spesa farmaceutica totale. Inoltre è prevedibile che i recenti pro vvedimenti riguardanti l’abolizione dei ticket porteranno nel 2001 una buona parte dei farmaci A e B acquistati privatamente in carico alla quota coperta dall’SSN. Il fenomeno sarà più marcato nelle regioni del Centro-Nord, per il minor numero di esenti. Nelle regioni del Nord la spesa farmaceutica privata pro capite è più alta del 42% rispetto al Sud d’italia.
Entrando più nel dettaglio dell’analisi delle prescrizioni la Figura 4 mostra come il sistema cardiovascolare occupa il maggior consumo di farmaci in termini di spesa <32,1%) e di dosi prescritte. (48%) ed insieme agli antinfettivi rappresenta il 50,1% ed il 52,1% rispettivamente dell’intera spesa e prescrizione farmaceutica. La Tabella 1mostra i primi 10 sottogruppi e principi attivi ordinati secondo spesa pro capite: nel primo caso raggiungono il 41,2% della spesa totale, mentre nel secondo il 17,9% sul totale di tutte le prescrizioni. Per quanto riguarda le singole sostanze, 4 principi attivi appartengono al gruppo cardiovascolare (amlodipina, enalapril, nitroglicerina, simvastatina), 4 al gruppo degli antimicrobici per uso sistemico (claritromicina, cefonicid, amoxicillina+ac. clavulanico, ceftriaxone), 1 rispettivamente all’apparato gastrointestinale (omeprazolo) e ematologico (epoietina). Colpisce tra le prime due voci di spesa pro capite la presenza di due seconde scelte terapeutiche a fronte delle più recenti prove di efficacia pubblicate in letteratura8,9.
Qualora le stesse tabelle fossero state presentate in termini di prescrizioni (DDD/1 000 abitanti die), a causa del diverso costo medio DDD all’interno delle singole categorie, la lista dei 10 sottogruppi sarebbe stata dominata in maniera più marcata dai farmaci del sistema cardiovascolare con la presenza anche dei diuretici e dei betabloccanti. Le prescrizioni calcolate come giorni terapia (DDD) rappresentano un indicatore d’uso molto più vicino ai bisogni di salute rispetto alla spesa.
Commento: Così come in altri paesi Europei, anche in Italia la spesa farmaceutica è dominata da poche categorie e molecole, dimostrando che per un’efficace razionalizzazione dell’uso dei farmaci è sufficiente concentrarsi su poche categorie di farmaci. In linea con le passate esperienze di analisi dei consumi e delle prescrizioni in Italia, le prime voci, per sottogruppi e singole molecole, dicono molto rispetto ai problemi che caratterizzano la prescrizione nazionale del farmaco.
Uno dei risultati più originali del Rapporto Nazionale farmaci consiste nella scomposizione della variazione della spesa nei diversi elementi che contribuiscono a formare la variazione dei consumi (Tabella 2). Un aumento della spesa rispetto ad un precedente periodo può essere dovuto sostanzialmente a tre fattori:
l’aumento delle prescrizioni dei farmaci
l’aumento dei prezzi delle formulazioni
lo spostamento delle prescrizioni verso formulazioni più costose (effetto mix)
Rispetto ai primi sei mesi del 1999 la spesa farmaceutica totale ha registrato un aumento del 15,8%. lì risultato generale indica che l’incremento è legato per il 10,5% all’aumento dei consumi, per 111,7% all’aumento dei prezzi e per il 3% allo spostamento della prescrizione verso formulazioni più costose all’interno delle stesse classi terapeutiche (effetto mix). I fattori che contribuiscono all’aumento della spesa si comportano in maniera molto differente a seconda dei gruppi e sottogruppi terapeutici. In particolare, l’aumento della spesa registrato per i farmaci cardiovascolari (18,2%) è dominato dall’aumento del volume delle prescrizioni (10,6%). Al contrario per gli antinfettivi, nonostante vi sia una leggera riduzione delle prescrizioni (-0,2%) e dei prezzi (-0,3%), si registra un aumento della spesa (5,9%) prevalentemente dovuto all’incremento della prescrizione di formulazioni più costose (6,5%).
Commenti: Seguendo gli andamenti della spesa farmaceutica attraverso le analisi riportate da autorevoli giornali economici; si leggono spesso accesi dibattiti a spiegazione del perenne sforamento della spesa farmaceutica. I dati qui presentati sembrano confutare quanti indicano nei meccanismi automatici o semiautomatici che regolano l’adeguamento dei prezzi, la principale spiegazione della variazione al rialzo della spesa. Infatti nella maggioranza dei gruppi e sottogruppi terapeutici è l’aumento delle prescrizioni a rappresentare l’elemento dominante, seguito dall’effetto mix.
La spesa per i farmaci cardiovascolari è aumentata del 18% nel 2000 rispetto all’anno precedente. Anche in altri paesi Europei questa classe rappresenta il primo capitolo di spesa, ma con marcate differenze rispetto alla scelta tra i differenti gruppi dei farmaci. In particolare. i calcio-antagonisti diidropiridinici nel 1999 in Svezia (Figura 5) hanno registrato un consumo pari alla metà circa di quetlo Italiano (26,4 verso 44,7 DDD/1000 abitanti die). Lo stesso si può dire degli ACE inibitori sia in associazione con diuretici che da soli (48,9 verso 81 DDD/1000 abitanti die). Sempre rispetto alla Svezia i beta bloccanti e le statine hanno un andamento opposto: rispettivamente 42,6 in Svezia verso 21,3 DDD/1 000 abitanti die in Italia e 25,0 in Svezia verso 12,0 in Italia.
Confrontando i consumi con il 1999, i sottogruppi che hanno subito il maggior incremento sono gli antagonisti dell’angiotensina lì in associazione con i diuretici, gli antagonisti dell’angiotensina Il da soli e le statine, rispettivamente 132%, 55% e 42% (Tabella 3). Fra i primi 10 gruppi di farmaci per spesa, ben 4 appartengono ai cardiovascolari: calcio-antagonisti, ACE-inibitori in associazione con diuretici e non, statine. Questi gruppi da soli nel primo semestre 2000 rappresentano il 19% della spesa farmaceutica nazionale. L’amlodipina è uno dei primi farmaci in assoluto per spesa, con un incremento del 14% rispetto al 1999. Tale aumento non è omogeneo sul territorio nazionale
Commenti: L’esercizio di voler confrontare i risultati italiani con quelli ottenuti in un paese come la Svezia -dove da molti anni si è sviluppata un’attenzione particolare all’uso dei farmaci e si produce un rapporto annuale dettagliato sui consumi del tutto simile a quello dell’Osservatorio Nazionale del Farmaco - vuole spingere ad alcune riflessioni su scelte terapeutiche diametralmente opposte. Ad esempio, al contrario della Svezia, i calcio-antagonisti in Italia rappresentano la prima voce di spesa per i farmaci cardiovascolari~ nonostante siano da tempo disponibili in letteratura prove di efficacia che li indicano come una seconda scelta nella terapia antipertensiva. In un prossimo approfondimento, alla luce delle stesse pubblicazioni sull’e ificacia dei calcio-antagonisti e su altre molecole antipertensive quali il doxazosin10, sarà interessante verificare il trasferimento di queste evidenze in termini di prescrizione dei farmaci cardiovascolari in Italia.
La classe con più alta variabilità di spesa regionale è rappresentata dagli antinfettivi, passando da meno del 10% sulla media nazionale per il Friuli (e circa il 10% per il Trentino e il Veneto) a oltre il 20% per la Campania (Figura 6). In generale gli antinfettivi rappresentano una spesa pari a circa il 18% della spesa farmaceutica del SSN. In termini di dosi, vengono prescritte circa 23 DDD di antinfettivi ogni 1000 abitanti die. Nonostante le indicazioni all’uso di antibiotici per via iniettiva siano estremamente limitate, questa via è ampiamente utilizzata in Italia e rappresenta il 6% delle DDD e il 34% della spesa degli antibiotici. Rispetto al primo semestre del 1999, nonostante vi sia un leggero calo nelle dosi prescritte, si registra un incremento di spesa (6%), per la maggior parte spiegabile con uno spostamento della prescrizione verso antibiotici più costosi (6,5% effetto mix) (Tabella 4).
La claritromicina è l’antibiotico con là spesa a carico del SSN più elevata, e lo scostamento del 9% rispetto all’anno precedente è spiegabile solo in minima parte dall’aumento delle prescrizioni (2,5%) ma quasi interamente con la scelta delle formulazioni più costose recentemente introdotte (63,2% effetto mix). Lo stesso vale per la fluritromicina, mentre l’eritromicina diminuisce come voce di spesa, pur essendo aumentata nel prezzo. L’amoxicillina in associazione con gli inibitori delle betalattamasi comporta un aumento della spesa del 12,6% legato sia ad un aumento delle prescrizioni, che dei prezzi.
Se si considera la spesa per antibiotici con nota (55, 55bis e 56), rappresentata soprattutto dalle cefalosporine di terza generazione, le differenze si accrescono: si passa da meno dell’1% della spesa farmaceutica in Friuli a oltre il 6% della Campania. La maggiore variabilità per le forme iniettive rispetto alle forme orali si conferma anche per i quattro antibiotici più prescritti, ciascuno dei quali presenta una spesa superiore ai 100 miliardi nel primo semestre. In alcune regioni la spesa per farmaci quali cefonicid e ceftriaxone risulta maggiore del 100% rispetto a claritromicina e amoxicilllna + acido clavulanico.
Commenti: La diminuzione dei consumi degli antibiotici in Italia è di molto inferiore a quello registrato in altri paesi Europei come Gran Bretagna e Svezia negli ultimi anni come effetto di campagne nazionafi di sensibilizzazione all’uso mirato degli antinfettivi.
Purtroppo l’aumento delle penicilline orali a largo spettro (amoxicillina + clavulanico) non ha coinciso con una diminuzione delle formulazioni di tipo iniettivo. In particolare, se si considera il capitolo delle cefalosporine metossiminiche iniettive (ceftriaxone, ceftazidime, cefodizima ecc.) si osserva un aumento della spesa legato soprattutto ad un incremento del consumo. Ciò è vero anche per le cefalosporine metossiminiche orali (ceftibuten, cefpodoxima, cefetamet). Quindi l’aumento della amoxicillina + clavulanico non può essere imputato ad uno spostamento del consumo dagli iniettivi alle formulazioni orali ma in maniera più preoccupante all’allargamento delle indicazioni d’uso degli antibiotici. Infine le regioni con il minore uso di antibiotici soggetti a nota e di iniettivi sono anche quelle che da più tempo hanno attivato un sistema di monitoraggio delle prescrizioni.
A livello nazionale i farmaci per l’apparato respiratorio sono quelli che hanno registrato il maggiore incremento nella spesa (27,2%) rispetto allo stesso periodo deI 1999. lI dato presenta una variazione regionale compresa tra le 36 DDD/1 000 abitanti die del Trentino e le 68 DDD/1 000 abitanti die della Campania. I cortisonici inalatori hanno avuto un incremento dell’8,5% delle prescrizioni ed un aumento del costo medio della DDD del 13,9%. In generale, la maggioranza dell’aumento della spesa è attribuibile all’incremento dei consumi (26,9%). Tuttavia questo dato è molto differente anche a livello locale. Infatti analizzando anche solo i sottogruppi dei farmaci per il sistema respiratorio maggiormente prescritti (Figura 7) in due distretti simili dal punto di vista geografico e socio-demografico appartenenti all’azienda USL di Modena (Mirandola e Carpi), anche dopo standardizzazione per età, si nota una marcata differenza nella spesa. Tale dato è omogeneo nelle diverse fasce d’età (Figura 8). I medici di Mirandola consumano (e spendono) molti più cortisonici antinfiammatori ogni 1000 assistiti (Figura 9). L’analisi dei consumi per singole formulazioni riflette come la maggiore spesa sia legata anche ad una scelta delle formulazioni più costose.
Commenti: L’analisi dei singoli sottogruppi anche a livello locale mostra delle differenze marcate per consumi. Nel caso dei farmaci del sistema respiratorio queste ultime figure indicano come a determinare la variazione nei consumi siano chiaramente le attitudini prescrittive dei singoli medici di un distretto rispetto ad un altro. Questi dati forniscono la base per ulteriori approfondimenti a livello locale per un’adeguata comprensione tra medici, farmacisti e operatori del settore, dei fattori locali che determinano variazioni così marcate.
Bibliografia
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