Antistaminici di seconda generazione e aritmie cardiache
Una correlazione ormai evidente per tutti i composti
Fuori uno (astemizolo), dentro l'altro (terfenadina)!
Daniela Zanfi
Nel mese di giugno la Janssen ha deciso di ritirare spontaneamente dal mercato l'astemizolo (Hismanal).
Dal momento della sua commercializzazione, avvenuta nel 1988, è risultata sempre più evidente la potenziale cardiotossicità di questo antistaminico, sia quando assunto da solo, sia, soprattutto, quando associato ad altri farmaci; l'elenco di questi farmaci si è via via allungato nel tempo, tanto da richiedere svariati aggiornamenti del foglietto illustrativo.
Per un antistaminico che viene tolto dal commercio un altro fa la sua ricomparsa dopo un provvedimento di ritiro temporaneo e non definitivo come sarebbe stato auspicabile: si tratta della terfenadina (ex Teldane, ora Allerzil).
Le interazioni pericolose e gli effetti indesiderati a carico del cuore della terfenadina sono simili a quelli dell'astemizolo ed è utile ricordarli, affinché possano essere ben presenti al momento della prescrizione. A livello cardiaco i due farmaci sono responsabili della comparsa di aritmie ventricolari. Fra queste una, potenzialmente fatale, chiamata "torsione di punta", è dovuta ad un blocco dei canali del potassio che interferisce con la ripolarizzazione del cuore (allungamento dell'intervallo QT). Di norma associate ad un sovradosaggio dei due antistaminici, queste aritmie possono però comparire anche a dosaggi terapeutici in soggetti predisposti, come ad esempio nei pazienti con preesistenti disturbi del ritmo cardiaco o con insufficienza epatica.
Elevati livelli plasmatici si raggiungono anche in caso di somministrazione contemporanea di farmaci che inibiscono il metabolismo epatico, come gli antimicotici azolici (es. ketoconazolo, itraconazolo, miconazolo), i macrolidi (es. eritromicina, claritromicina, josamicina, troleandomicina), gli inibitori della ricaptazione della serotonina (es. fluvoxamina e sertralina) e gli inibitori delle proteasi (es. indinavir, ritonavir e saquinavir). Va anche evitata l'associazione con farmaci potenzialmente aritmogeni quali gli antidepressivi triciclici, gli antipsicotici, la cisapride, gli antiaritmici (amiodarone, sotalolo, disopiramide) e con diuretici che inducono ipokaliemia. La terfenadina non va inoltre assunta con succo di pompelmo che contiene naringina, una sostanza che ne riduce la metabolizzazione epatica.
Per la stessa fexofenadina (Telfast), metabolita attivo della terfenadina -commercializzata lo scorso anno dopo il ritiro del capostipite- per la quale si sosteneva l'assenza di effetti chinidino-simili sulla conduzione cardiaca, vengono riportati casi di allungamento dell'intervallo QT e di aritmie potenzialmente fatali.
Alla luce di questi dati, ben si comprendono le ragioni del ritiro dell'astemizolo mentre stupisce la riammissione in commercio della terfenadina, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di un farmaco destinato al trattamento di patologie minori (es. riniti allergiche) per le quali esistono alternative altrettanto efficaci e più sicure. Numerose segnalazioni stanno inoltre a testimoniare come, nonostante queste interazioni siano note da tempo e siano riportate nel foglietto illustrativo, la comparsa di aritmie rimanga comunque frequente.
Un recente studio di coorte ha confermato la pericolosità di tutta questa classe di farmaci. Lo studio ha valutato il rischio di aritmie ventricolari associate all'uso di acrivastina, astemizolo, cetirizina, loratadina e terfenadina in 197.425 pazienti ai quali era stato prescritto per la prima volta uno dei cinque antistaminici non sedativi nel periodo compreso tra il 1° gennaio 1992 e il 30 settembre 1996. I risultati dello studio indicano che nei pazienti che assumono questi farmaci il rischio di aritmie cardiache pur essendo in valore assoluto molto basso (1 caso ogni 5.300 persone trattate all'anno) aumenta di 4 volte rispetto alla popolazione generale. L'astemizolo è risultato il farmaco con il rischio più elevato di indurre aritmie cardiache mentre non esistono differenze rilevanti tra gli altri quattro antistaminici.
I risultati di questo studio hanno consentito il mantenimento in commercio della terfenadina.
Bibliografia
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