Le sensazioni olfattive e gustative sono mediate da chemocettori che rispondono alle sostanze chimiche, legandole a livello di siti recettoriali, con conseguente apertura di canali ionici o liberazione di secondi messaggeri (nucleotidi ciclici e fosfatidil-inositolo).
Molte patologie acute o croniche possono includere, tra le loro manifestazioni cliniche, alterazioni del gusto o dell'olfatto (Tabelle 1 e 2) . Tuttavia nel 20% circa dei pazienti che giungono all'osservazione del medico per un problema di questo tipo, non è riscontrabile alcuna causa patologica o traumatica. In questi casi bisogna prendere in considerazione l'ipotesi che il problema dipenda dall'assunzione di farmaci.
Diverse categorie di farmaci, tra loro estremamente eterogenee, sono state messe in relazione con alterazioni del gusto e dell'olfatto anche se solo in pochi casi è stato dimostrato un effetto specifico diretto su questi sensi.
La perdita dell'acuità gustativa o "ipogeusia" è, probabilmente, la manifestazione più frequente, che arriva, talvolta, all'ageusia. In genere, a questo effetto quantitativo, si sovrappone un'alterazione del gusto, la "disgeusia", che consiste nel percepire un gusto non proprio del cibo, spesso sgradevole, che, a volte, può essere presente indipendentemente dall'assunzione stessa di alimenti ("fantageusia").
Probabilmente i meccanismi implicati sono diversi, data l'eterogeneità dei composti coinvolti; tuttavia il disturbo è in genere reversibile in seguito a sospensione dell'agente causale.
Le alterazioni nella percezione degli odori conseguenti all'assunzione di farmaci sono invece poco comuni o, comunque, vengono riferite molto più raramente e soprattutto in relazione al cibo.
Farmaci che causano disgeusia
I farmaci possono modificare la percezione dei 4 gusti base (amaro, dolce, salino e acido), secondo diversi meccanismi.
Molti farmaci che contengono gruppi sulfidrilici, come ad es. il propiltiouracile, il metimazolo, il captopril, la penicillamina, chelano lo zinco e il rame aumentandone l'eliminazione. Questi farmaci inducono disgeusia (o ipogeusia) con percezione di sapore amaro o metallico. Per quanto riguarda il captopril è stata documentata una varietà di alterazioni del gusto che va dalla percezione persistente del gusto dolce, piuttosto che salato o metallico o amaro.
Un'alterazione della percezione dei sapori per carenza di ioni zinco è stata associata anche a terapie prolungate con alti dosaggi di antibiotici beta-lattamici.
L'etidronato e gli altri bifosfonati chelano lo zinco a livello dei tessuti provocando disgeusia con retrogusto amaro o metallico.
Alterazioni del gusto interessano circa l'8,4% dei pazienti trattati con ACE-inibitori e non sempre la sospensione del trattamento, così come la sostituzione del farmaco in uso con un altro della stessa classe, porta ad una risoluzione rapida del problema. Il captopril è la molecola della classe più frequentemente associata a questo effetto (circa il 13% dei pazienti trattati) mentre gli ACE-inibitori privi di gruppi sulfidrilici sembrano essere associati ad una minor incidenza ed a una più rapida risoluzione.
Gli ACE-inibitori causano disgeusia (ma anche ageusia), forse in conseguenza alla chelazione dello zinco, oppure per un aumento della concentrazione locale della bradikinina o tramite altri meccanismi non ancora chiariti. La bradikinina agisce indirettamente aumentando la sintesi di alcune prostaglandine e quindi potrebbe interferire con il meccanismo di segnalazione mediato dalla sintesi e liberazione all'interno della cellula di secondi messaggeri. L'alterazione diretta dei flussi ionici e l'aumento della concentrazione di nucleotidi ciclici ed inositolo trifosfato potrebbero essere altri meccanismi implicati.
Farmaci che causano ipogeusia
Possono causare ipogeusia: alcuni FANS (es. aspirina, ibuprofene, ketorolac, naproxene), alcuni antibiotici (es. aztreonam, cefamandolo, ciprofloxacina, lincomicina), il salbutamolo (beta2-agonista), l'esmololo, il propanololo e il labetalolo (beta-bloccanti), alcuni chemioterapici antineoplastici (es. bleomicina, doxorubicina), gli ACE-inibitori (es. captopril, enalapril, quinapril), alcuni antimicotici (es. metronidazolo), i triptani (es. sumatriptan), alcuni antidepressivi (es. fluoxetina, paroxetina, nortriptilina), alcuni farmaci antiulcera (es. omeprazolo, famotidina), il filgrastim, l'interferone alfa, il dipiridamolo, i sali di litio e la pentazocina. La levodopa può causare ipogeusia e aggrava l'anosmia associata al morbo di Parkinson. I meccanismi chiamati in causa sono la chelazione dello zinco e l'alterazione dei flussi ionici implicati nella neurotrasmissione.
In aggiunta a questi meccanismi, gli antineoplastici esercitano un effetto citotossico diretto nei confronti delle cellule della mucosa che riveste l'apparato gastrointestinale e delle papille gustative, provocando nausea, vomito, alterazioni del gusto e avversione nei confronti del cibo.
Farmaci che causano ageusia
Mentre la disgeusia rappresenta circa il 34% dei casi di deficit di percezione del gusto, la perdita completa del senso del gusto (ageusia) è più rara, con un'incidenza inferiore o uguale al 3%.
Possono causare ageusia gli ACE-inibitori, il losartan, il diltiazem, la nifedipina e i nitrati, sia per applicazione topica che somministrati per os.
La nifedipina, una diidropiridina che blocca i canali del calcio, causa sia disturbi del gusto che visivi che sono stati messi in relazione con l'interferenza con la trasmissione nervosa. Un danno neuronale conseguente all'uso protratto del farmaco potrebbe perciò spiegare l'ageusia irreversibile che, a volte, si associa all'uso dei Ca-antagonisti diidropiridinici e del diltiazem.
La terbinafina, un antimicotico, è stata associata con alterazioni reversibili del gusto. Sono stati segnalati 6 casi di ageusia o disgeusia, con gusto metallico, conseguenti all'impiego del farmaco.
Altri fattori che causano alterazioni del gusto
Pazienti sottoposti ad anestesia generale possono manifestare ipogeusia ed ageusia. Anche le procedure odontoiatriche e la chirurgia orofacciale (ad es. la tonsillectomia) possono comportare un rischio di danneggiamento della corda del timpano, con una parziale perdita del senso del gusto.
L'effetto del fumo di sigaretta sulla percezione del gusto rimane controverso: mentre alcuni studi, infatti, dimostrano cambiamenti nella soglia di percezione dei vari gusti nei fumatori, altri non hanno rilevato alcun cambiamento. I fumatori sembrano avvertire una minor sensazione di piacere quando assumono cibi ad alto contenuto di grassi, come ad es. la cioccolata, rispetto ai non-fumatori. Anche l'abitudine di masticare il tabacco è stata associata ad un'alterata percezione dei gusti, in particolare del dolce e del salino, che può, in alcuni casi, durare fino a 12 ore. Secondo uno studio, l'ipogeusia associata a questa abitudine, comportava un'aumentata assunzione di cibi molto dolci e molto salati. Lo studio non faceva alcun riferimento a cibi ricchi di grassi.
Farmaci che causano perdita o riduzione della percezione olfattiva (anosmia, iposmia)
Tra i farmaci associati con anosmia o iposmia vi sono l'interferone alfa e diversi chemioterapici che sembrano interferire con i normali processi rigenerativi della mucosa olfattiva o che provocano la deplezione degli oligominerali, quali lo zinco, coinvolti sia nella percezione del gusto che degli odori, o ancora esercitano un'azione neurotossica.
Neurotossicità, ipogeusia ed anosmia sono state messe in relazione con un uso prolungato di trattamenti topici a base di sali d'argento. La sulfadiazina-argento è tuttora impiegata nel trattamento topico a breve e lungo termine delle ustioni. Gli ioni argento possono raggiungere concentrazioni ematiche rilevabili e depositi di solfato d'argento sono presenti a livello della mucosa nasale. La riduzione dei flussi ionici a livello del tessuto nervoso e mucosale rallenta la conduzione degli impulsi. In particolare, l'alterazione dei processi assonali di scambio degli ioni potassio e calcio impedisce il normale rilascio dei neurotrasmettitori e, quindi, anche la trasmissione delle sensazioni olfattive.
Nifedipina e diltiazem, a dosaggi terapeutici, possono causare anosmia. Il meccanismo di tale effetto indesiderato sembra coinvolgere l'alterazione della trasmissione Ca-mediata degli impulsi nervosi dai neuroni olfattivi al bulbo olfattivo.
La chemioterapia con citosina arabinoside e metotrexato può causare iposmia dovuta a tossicità diretta nei confronti dei neuroni olfattivi e della mucosa.
Altri fattori che causano alterazioni dell'olfatto
Il tabacco è stato messo in relazione con un'alterazione transitoria dell'olfatto e i fumatori, in particolare se diabetici, hanno una ridotta percezione olfattiva.
L'anosmia è molto comune tra i lavoratori che hanno un'esposizione professionale ai vapori di cadmio (che si originano durante la cadmiatura) e alterazioni dell'olfatto conseguenti al contatto col metallo sono comuni anche tra i lavoratori addetti alla produzione di batterie alcaline. Il meccanismo coinvolto sembra essere lo spiazzamento dello ione zinco.
Conclusioni
Molti farmaci, correntemente impiegati in terapia, possono causare disturbi del gusto e/o dell'olfatto, creando disagi per il paziente e compromettendo il suo "rapporto" con il cibo. L'incidenza del problema sembra essere in generale bassa, ma potrebbe essere sottostimata in conseguenza del fatto che mancano segnalazioni spontanee da parte dei pazienti, che in genere riferiscono al medico l'effetto indesiderato quando è percepito come particolarmente disturbante, o del fatto che il medico, poco avvezzo a confrontarsi con tale problematica, può non riconoscerla come direttamente correlata alla terapia in atto.
Quando il problema può essere ricondotto all'utilizzo di un particolare farmaco, in genere la sospensione del farmaco e la sua eventuale sostituzione con un altro principio attivo, anche appartenente alla stessa classe, è, in genere, sufficiente a ridurre o risolvere la sintomatologia.
Riconoscere precocemente i disturbi del gusto associati alle terapie farmacologiche consente di prevenirne l'evoluzione a danno irreversibile.
Bibliografia
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- Ackerman BH, Kasbekar N. Disturbances of taste and smell induced by drugs. Pharmacother 1997; 17(3):482-496.