12 compresse 250 mg | € 2,38 |
Indicazioni approvate: trattamento degli edemi da insufficienza cardiaca; glaucoma; situazioni in cui esiste un edema oculare; coadiuvante nel trattamento dell'epilessia.
Classe A del PTN
Proprietà farmacologiche
L’acetazolamide è un derivato sulfamidico inibitore dell’anidrasi carbonica. L’enzima catalizza la reazione:
CO2 + H2O <---> H2 CO3 <----> H+ + HCO3-
L’inibizione dell’anidrasi carbonica nei tubuli renali porta ad un aumento dell’escrezione di bicarbonato e cationi, cui consegue una acidosi metabolica di modesta entità. Originariamente utilizzato come diuretico, questo impiego è oggi abbandonato in quanto l’azione del farmaco è temporanea e autolimitante. Viene invece tuttora ampiamente utilizzato quale antiglaucomatoso. L’anidrasi carbonica presente a livello dei processi ciliari dell’occhio, è responsabile della produzione dell’elevata concentrazione di ioni HCO3- dell’umor acqueo. L’acetazolamide riduce la velocità di formazione dell’umor acqueo, con una corrispondente diminuzione della pressione intraoculare nei pazienti affetti da glaucoma.
Di minore importanza l’impiego del farmaco come anticonvulsivante, dato il rapido instaurarsi di tolleranza. Il suo meccanismo di azione è incerto. L’azione diretta sul SNC, anche se ancora non ben definita, è stata messa in relazione con l’aumento di tensione della CO2 che ritarda la conduzione neuronale.
L’acetazolamide viene ben assorbita dopo somministrazione orale. L’effetto inizia entro 60-90 minuti e il picco della concentrazione plasmatica si raggiunge entro 2 ore mentre l’azione farmacologica si protrae per 6-8 ore. Viene eliminata con l’urina come farmaco immodificato.
Effetti indesiderati
L’acetazolamide può indurre nausea, vomito, diarrea, alterazioni del gusto, perdita di appetito, parestesie, eritema cutaneo, cefalea, capogiri, stanchezza, irritabilità, depressione, sete, poliuria; diminuzione della libido; acidosi metabolica e disturbi elettrolitici per terapie a lungo termine; a volte sonnolenza, confusione mentale, disturbi dell’udito, orticaria, melena, glicosuria, ematuria, alterazione della funzionalità epatica, formazione di calcoli renali, alterazioni ematologiche tra cui agranulocitosi, e trombocitopenia, eruzioni cutanee tra cui la sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi tossica epidermica; raramente fotosensibilità, danno epatico, paralisi flaccida, convulsioni; sono stati riportati casi di miopia transitoria.
Interazioni
L’acetazolamide aumenta il rischio di salicismo in pazienti che assumono alte dosi di aspirina.
Il farmaco va somministrato con cautela in pazienti in cui l’ipokaliemia indotta dal diuretico potrebbe essere rischiosa, come ad esempio i pazienti in terapia digitalica.
L’acetazolamide riduce l’eliminazione della chinidina, provocandone un aumento delle concentrazioni plasmatiche.
Provoca un aumento delle concentrazioni plasmatiche della carbamazepina. Come gli altri inibitori dell’anidrasi carbonica può aumentare il rischio di comparsa di osteomalacia se somministrata in associazione ad antiepilettici come la fenitoina.
L’acetazolamide aumenta l’eliminazione del litio; in caso di somministrazione contemporanea, andranno, quindi, controllati i livelli plasmatici di quest'ultimo.
Controindicazioni
Ipokaliemia, iponatremia, acidosi ipercloremica; insufficienza epatica grave (seprattutto nei pazienti affetti da cirrosi aumenta il rischio di comparsa di encefalopatia portosistemica); insufficienza renale; ipersensibilità ai sulfamidici, gravidanza (possibili effetti teratogeni emersi da studi condotti nel ratto) e allattamento (non vi sono dati riguardo all’uso nell’uomo, ma, in studi in animali si è visto che il farmaco passa nel latte).
Avvertenze
Non è indicata per un uso prolungato; qualora ciò fosse necessario, occorrerà controllare l’emocromo e la concentrazione degli elettroliti plasmatici. In pazienti gottosi può provocare la precipitazione di calcoli di urato (di solito clinicamente irrilevante); è comunque consigliabile un’assunzione adeguata di liquidi.
Il farmaco va utilizzato con attenzione nei pazienti con malattie di tipo ostruttivo alle vie respiratorie per il rischio di acidosi, nei pazienti diabetici poiché gli inibitori dell’anidrasi carbonica possono causare iperglicemia e glicosuria e nei pazienti con aumentata attività mineralcorticoide (iperaldosteronismo primario, sindrome di Cushing) per i possibili squilibri elettrolitici.
Somministrazione e dosi usuali
Nel glaucoma : 250-1000 mg al giorno, suddivisi in più dosi.
Nell’epilessia (in associazione con altri anticonvulsivanti) : nell’adulto: 250-1000 mg al giorno, suddivisi in più dosi; nel bambino: 8-30 mg/kg al giorno, fino a un massimo di 750 mg, suddivisi in più dosi.
Bibliografia
- A. Goodman Gilman, T. W. Rall et al. Inibitori dell’anidrasi carbonica, in Le basi farmacologiche della terapia, 8a edizione 1992; 664-666.
- Carbonic anhydrase inhibitors. British National Formulary 43a edizione, marzo 2002, 512-513.
- Acetazolamide. AHFS Drug Information 95; 1913-1914.
Data di redazione 12/2003